Affondo di Cirielli sulla Carfagna: “Taccia. Sta lì grazie a Berlusconi e voleva impormi gli incapaci”

Pubblicato il 23 Novembre 2010 - 10:22 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna

Nella sua Salerno il presidente della Provincia Edmondo Cirielli ha attaccato Mara Carfagna: «È ministro perché in questa Seconda Repubblica si ottiene un dicastero perché si ha una buona immagine politica. Lei si trova lì grazie a Berlusconi e per correttezza e gratitudine dovrebbe tacere».

Dopo l’addio annunciato dalla ministra al Pdl, al ministero e al Parlamento irata per la questione campana nel partito, dopo le scelte sui termovalorizzatori e Nicola Cosentino prescelto dal premier, Cirielli ha lanciato la sua invettiva:  «Berlusconi è stato generoso a chiamarla signora». E per quanto lo riguarda direttamente racconta che «quando fui eletto presidente della Provincia di Salerno voleva impormi assessori incompetenti».

Secondo quanto ricostruisce Fulvio Bufi sul Corriere della sera “Fu la fedeltà al suo amico Giovanni Citarella — figlio di un anticutoliano della Nuova Famiglia ucciso nel 1990, assolto dall’accusa di associazione mafiosa e condannato per concorso in tentato omicidio — oltre sicuramente all’assoluta convinzione di essere nel giusto, che nel giugno del 2005 lo spinse a presentare un’interrogazione parlamentare per sapere come mai imprese collegate a Citarella erano state tenute fuori dagli appalti Anas e Autostrade Meridionali. E come all’epoca, querelando alcuni giornali, rivendicò l’amicizia con il figlio del camorrista ucciso, oggi rivendica l’amicizia con Nicola Cosentino, che pure lui qualche problema per questioni di camorra lo tiene”.

Di Cosentino ha detto: «Io non sono di quelli che quando qualcuno si trova in disgrazia fa finta di non conoscerlo. Cosentino non mi ha mai chiesto nulla e non ha mai mostrato l’arroganza e la prepotenza tipica dei camorristi. Appena venni eletto mi consigliò di agire con discontinuità con il passato. Mi consigliò di scegliere gli uomini migliori».

Così allora decise per Ernesto Sica, “quello della P3, che rimestava con Flavio Carboni e con l’ex socialista Arcangelo Martino anche per creare un falso dossier sull’attuale governatore Stefano Caldoro e bruciarne la candidatura mai digerita da Cosentino”, scrive il Corriere. A quei tempi con la Carfagna andava d’accordo.