Compravendita senatori, la sentenza: “Berlusconi corruttore privato”
Pubblicato il 1 Novembre 2017 - 20:25 OLTRE 6 MESI FA
NAPOLI – “Berlusconi ha agito, pacificamente, come privato corruttore e non come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni”. Lo scrivono i giudici della Corte di Appello di Napoli nelle motivazioni della sentenza del 20 aprile scorso che ha dichiarato la prescrizione del reato di corruzione nei confronti di Silvio Berlusconi e Valter Lavitola riguardo la presunta compravendita dei senatori che avrebbe poi contribuito alla caduta del governo Prodi.
Berlusconi e Lavitola, in primo grado erano stati condannati a tre anni. La vicenda, che vede l’ex premier Silvio Berlusconi nella veste di presunto corruttore, il senatore Sergio De Gregorio in quella di presunto corrotto e Valter Lavitola nel ruolo di intermediario, è stata ricostruita, spiegano i giudici della Seconda Corte di Appello di Napoli, sulla base delle dichiarazioni rese dal senatore De Gregorio, in mancanza “di un contributo degli imputati”.
“Berlusconi – si legge ancora nelle motivazioni – ha scelto di non fornire alcuna versione alternativa dei fatti idonea a smentire il narrato di De Gregorio né elementi che debbano essere presi in esame nel giudizio”.
Inoltre, si legge ancora nelle motivazioni, l’iniziativa di avvicinare De Gregorio e di proporgli l’accordo fu presa direttamente da Berlusconi che avrebbe utilizzato “la disastrosa situazione economica del senatore (riferita da quest’ultimo a Berlusconi) per promettere di risolvergli ogni tipo di problema economico”.
Contemporaneamente l’ex Cavaliere, in Sicilia per le prossime elezioni regionali, parlava proprio di vincolo di mandato: “Bisogna introdurlo – ha detto – basta con i cambi di casacca in Parlamento. Chi lascia un gruppo deve lasciare il Parlamento, prenderà il suo posto chi viene dopo di lui”.