Sondaggi comunali Roma. Alemanno al testa a testa, Marchini ruba a voti a Marino

Pubblicato il 10 Maggio 2013 - 11:06 OLTRE 6 MESI FA
Sondaggi comunali Roma. Alemanno al testa a testa, Marchini ruba a voti a Marino

Ignazio Marino(a sinistra) e Gianni Alemanno

ROMA – Sondaggi comunali Roma. Alemanno al testa a testa, Marchini ruba a voti a Marino. Dato praticamente per spacciato solo due mesi fa, il sindaco uscente di Roma Gianni Alemanno sta recuperando a vista d’occhio e gli ultimi sondaggi gli assegnano un distacco di circa tre punti percentuali: nell’imminenza del voto si profila un imprevisto testa a testa perché, al di là delle oscillazioni statistiche, viene certificata una linea di tendenza, un trend.

Il sondaggio fornito da Tecnè-Omniroma realizzato l’8 maggio su un campione di 1000 intervistati fotografa la situazione: Ignazio Marino 35%, Alemanno 32,9%, De Vito (5 Stelle) 14,8%, Alfio Marchini 11,3%, Sandro Medici 2,5%, Indecisi o non voto, 28,7%.

Il confronto con le recenti politiche, cioè il formidabile recupero di Berlusconi, rafforza le aspirazioni di Alemanno, così come l’alta quota di indecisi che può spostare fino all’ultimo voti decisivi per l’elezione del sindaco.

Le difficoltà di Marino. A parte le critiche e le preoccupazioni del Pd romano, il voto disgiunto in favore del candidato Marchini è il fattore in questo momento che desta più preoccupazione. Le tensioni nel comitato  elettorale segnalano critiche alla gestione  della sua campagna (“non ascolta”, “è troppo autonomo”) e la frustrazione per aver disperso il capitale di voti (45%) raggiunto da Nicola Zingaretti e che gli aveva garantito la presidenza della regione Lazio.

Il voto disgiunto penalizza Marino in favore di Marchini. Marino prende meno voti delle liste che lo appoggiano, uno spread negativo stimabile in un 2,5%. Non è per nulla una coincidenza che l’outsider Alfio Marchini raccolga la stessa differenza (2,9%) ma in positivo rispetto alle due liste collegate.

Ignazio Marino non vuole l’abbraccio del partito, continua a rifiutare l’appoggio di Zingaretti e Gasbarra, certo confidando nel fatto che staccare la sua immagine da quella di un Pd che a livello nazionale sembra in fase di liquefazione, alla fine pagherà. Ma i numeri dicono un’altra cosa per ora: lui e i 5 Stelle calano, Marchini gli ruba voti che potrebbero essere decisivi, in due mesi ha dilapidato un buon 10% di suffragi.