Comune di Roma: quanti sono i dipendenti e quanto guadagnano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Maggio 2014 - 15:27 OLTRE 6 MESI FA
Comune di Roma: quanti sono i dipendenti e quanto guadagnano

La protesta dei dipendenti comunali sotto il Campidoglio contro il taglio del salario accessorio (Ansa)

ROMA – Quanti sono i dipendenti del Comune di Roma? Quanto prendono in media? Sono troppi o sono troppo pochi? Quanti sono i dipendenti delle aziende partecipate? Domande alle quali risponde Paolo Foschi sul Corriere della Sera, partendo dalle proteste degli impiegati del Campidoglio contro il taglio del salario accessorio già dalla busta paga di maggio, con la minaccia di uno sciopero generale che potrebbe paralizzare la Capitale il prossimo lunedì 19.

I dipendenti comunali sono 25 mila (dei quali 6 mila vigili) e prendono uno stipendio medio netto di 1.300 euro al mese (compresi salario accessorio e straordinari, fonti sindacali). Sembrano troppi ma in realtà in quasi tutti i settori sono pochi.

“a partire dalle scuole comunali che non solo non riescono a coprire le domande (sia per gli asili nido, sia per le materne), ma le cui educatrici spesso sono costrette a turni massacranti e a classi numerosissime da seguire (con le responsabilità anche legali che ne conseguono)”.

Carenze che vengono “colmate” con le esternalizzazioni dei servizi, creando una giungla di aziende partecipate che impiegano 32 mila dipendenti (75% fra Ama, Atac e Acea), del cui stipendio medio non si sa nulla perché ogni azienda ha un suo contratto. È un gioco di vasi comunicanti, in cui i si svuota il pubblico e si riempie il “partecipato”. Anche perché

Negli ultimi anni, con il blocco delle assunzioni aggirabile di fatto solo in casi eccezionali, il parco dipendenti del Comune di Roma si è ridotto di quasi 3 mila unità (-10% circa dal 2002) e meno del 10% dei dipendenti è di età inferiore ai 40 anni, mentre la dinamica delle retribuzioni ha offerto ben poche soddisfazioni al personale: i contratti sono fermi da cinque anni e anche se finora non ci sono stati tagli agli stipendi (il primo sarebbe proprio quello dei salari accessori), l’aumento della pressione fiscale e del costo della vita secondo i sindacati ha eroso il potere di acquisto di almeno il 10-15% negli ultimi cinque anni.
Una parte consistente dei dipendenti comunali è costituita dal corpo dei vigili: più di 6 mila unità secondo gli ultimi dati, anche se la percentuale di quelli impiegati in strada è molto bassa a causa dei numerosi impegni amministrativi e di front office. A differenza di altri settori, però, quello della polizia locale non ha potuto «dribblare» il blocco delle assunzioni di questi anni affidando alle aziende partecipate dal Comune funzioni prima svolte dalla stessa amministrazione.

Quindi da una parte il Comune di Roma taglia, bloccando le assunzioni, riducendo un personale sovraccarico di lavoro e “vecchio”, dove solo uno su 10 ha meno di 40 anni. Dall’altra il Comune regala competenze e fondi alle aziende partecipate, alimentando un sistema in cui tante società si occupano di fornire stesso servizio, in cui una giungla di contratti distribuisce ricche retribuzioni e privilegi agli “amici degli amici” e lascia spiccioli e precariato per tutti gli altri:

Così, dalla gestione museale alla valorizzazione del patrimonio del Campidoglio, dai servizi sociali fino addirittura alle attività scolastiche, sono cresciute a dismisura le esternalizzazioni che hanno gonfiato la pianta organica, creando peraltro una giungla retributiva e contrattuale di difficile gestione dal punto di vista amministrativo. Secondo le stime, infatti, sono almeno 32 mila i dipendenti delle controllate (oltre il 75% però concentrati in Ama, Atac e Acea) o delle partecipate, in alcuni casi con inutili e confuse sovrapposizioni di ruoli fra dipendenti comunali veri e propri e «esternalizzati». E se da un lato questo meccanismo ha permesso ad alcuni «fortunati» di ottenere premi, bonus e ricchi stipendi nelle società controllate (si pensi agli scandali Ama e Atac sotto la giunta Alemanno), al tempo stesso ha creato delle sacche di lavoratori, soprattutto nei settori dell’assistenza e del sociale, inquadrati con contratti precari e retribuzioni bassissime.