I conti del “piano sviluppo”: 130 milioni tra 2012 e 2013, 1/20 dell’utile Eni

Pubblicato il 16 Giugno 2012 - 10:23 OLTRE 6 MESI FA

L’articolo 61 del Decreto Sviluppo, quello che prevede la copertura finanziaria, dà un’idea della articolazione nel tempo del Piano e anche della effettiva spesa nel tempo, a partire dal 2012.  Sono infatti “complessivamente” 44,5 milioni di euro per il2012, 89,6 milioni per il 2013, 240,9 milioni per il 2014, 427,3 milioni per il 2015, 328,7 milioni  dal 2016 fino al 2022, 243,7 milioni per il 2023, 86,5 milioni dal 2024 in avanti.

Per gli anni acuti della crisi, questo 2012 e il prossimo 2013, in tutto sono poco più di 130 milioni di euro, cioè bruscolini, se si pensa che questa cifra è uguale non all’utile operativo dell’Eni, che è stato di due miliardi e mezzo di euro, ma l’aumento dell’utile operativo, nel solo primo trimestre del 2012. 130 milioni è la ventesima parte dell’utile annuale.

Da dove verrà questo poco denaro? C’è comunque da augurare al Governo tanta buona fortuna.

Vediamo le previsioni: “a) per l’anno 2012 quanto a 9,5 milioni di euro mediante corrispondente riduzione dalla dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto legge 29 novembre 2004”, cioè, tradotto, uno spostamento di partita contabile;  “e quanto a 35,0 milioni di euro mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 7- quinquies, comma 1, del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5”, cioè altri soldi che erano già previsti da spendere e che lo Stato non ha avuto la capacità di spendere.

Continua la legge: “b) a decorrere dall’anno 2013 si provvede a valere sulle risorse rinvenienti dalle maggiori entrate previste dall’articolo 59 del presente decreto [tutto un programma: “Disposizioni urgenti per il settore agricolo”] e mediante riduzione di spesa dei capitoli di bilancio delle Amministrazioni centrali dello Stato”, la mitica “spending review”.

Ma perché non essere una volta trasparenti e dire: soldi non ce ne sono, nessuno ce ne impresta, scaviamo nelle pieghe di bilancio e recuperiamo quello che possiamo, mettendo a frutto denari che i precedenti Governi avevano lasciato sotto il materasso: Anche questo è spending review. Un discorso onesto che gli italiani avrebbero accettato. Dopo 20 anni di promesse mancate di Berlusconi, pochi sono disposti a credere ancora agli imbonitori.