Raddoppiano i soldi ai partiti, tutti d’accordo, il Pd promuove: Alla faccia di precari e tasse

Pubblicato il 11 Aprile 2011 - 03:36| Aggiornato il 12 Aprile 2011 OLTRE 6 MESI FA

Domani, martedì 12 aprile, la commissione Affari costituzionali della Camera comincerà l’esame di un disegno di legge che farà discutere: con una arroganza e uno spregio dei cittadini quasi assoluti, prevede il raddoppio delle spese, a carico dei contribuenti, destinate all’attività politica. Se passa la legge, anche le fondazioni, e non solo i partiti, potranno beneficiare dei rimborsi elettorali che hanno sostituito, altra grande prova di spregio della volontà popolare, il finanziamento pubblico eliminato, in piena ventata demagogica nella sterile e improduttiva epoca dei referendum, nel 1993.

Di più, la legge dovrebbe estendere il rimborso elettorale a tutti i partiti che superino la soglia dell’1 per cento in qualsiasi tipo di elezione, mentre vorrebbe stanziare 185 milioni l`anno per le fondazioni culturali legate alle forze politiche.

Principale firmatario della proposta di legge, presentata nell’ottobre 2010, è Ugo Sposetti, tesoriere dei Democratici di sinistra e deputato del Pd, ma con lui hanno firmato ben 56 deputati di tutti gli schieramenti: molti Pd, cinque Pdl, l’Udc Savino Pezzotta, il Responsabile D’Anna, l’Idv Di Stanislao e Luca Barbareschi, all’epoca in Fli. Visto lo schieramento, osserva il Fatto, “nulla, per adesso, fa pensare che sarà ostacolata”.

Moralisti per gli altri ma non per i loro problemi, tutti i partiti sembrano convergere, alla faccia di tante belle parole. Certo  non è facile non pensare a quanto l’idea di Sposetti e soci costerà ai cittadini: finirà per raddoppiare i “costi della politica”, perché ai partiti, che continuerebbero a ricevere il rimborso elettorale così come fanno oggi, per complessivi 170 milioni di euro annui, tra  politiche, regionali ed europee), si aggiungerebbero le fondazioni che andrebbero a curare “l’attività culturale e la formazione politica” del partito cui fanno riferimento, con un ulteriore aggravio per noi di 185 milioni di euro l’anno.

In tutto il conto arriverebbe quindi a superare i 350 milioni di euro. Per Sposetti, intervistato dal Fatto, non si tratta di troppi soldi: “No che non sono troppi. Perché altrimenti governeranno sempre i partiti dei ricchi, e i Berlusconi ve li tenete per i prossimi 20 anni”.

Il Fatto ha anche sentito Gian Antonio Stella, un giornalista del Corriere della Sera che da tempo tratta di sprechi di pubblico denaro. Si chiede Stella: “È davvero convinto Sposetti che Berlusconi vinca solo grazie ai suoi soldi? Perché allora il magnate Ross Perot ha perso per due volte quando si è candidato alle presidenziali americane? Come mai tanti altri miliardari, in politica, falliscono? E soprattutto, come si spiega che Berlusconi le elezioni le ha anche perse? Nel 1996 e nel 2008 Berlusconi aveva le stesse televisioni, strapotere, miliardi di euro che ha oggi”.

Rincara Stella: “Quello di Sposetti è un discorso penoso. L’anno scorso erano tutti d’accordo su un taglio dei soldi ai partiti. Cos’è cambiato? Non credo che questa proposta di legge sia condivisa da tutta l’opposizione. Ho l’impressione che Sposetti si muova per proprio conto, o di quella fetta del Pd che si riconosce nei vecchi Ds, nel giro di Massimo D’Alema, che è il suo referente”.

Sposetti è uno che ama dire le cose papali papali e alla vigilia della nascita del Pd ha detto pubblicamente che mai avrebbe conferito il tesoro dei Ds nelle casse del nuovo partito, dopo aver lui stesso ripianato il debito che fu del Pci-Pds. Infatti resta tesoriere dei Ds e ha conferito il tesoro in una serie di fondazioni, cinquanta in tutta Italia, che hanno tenuto assieme memoria, immobili e simboli della sinistra comunista ed ex comunista italiana.

Prevedendo la polemica sulla sua proposta di legge, ha messo le mani avanti: “Chi fa demagogia per i soldi della politica si vada a vedere quanto spendono Francia e Germania”. In Germania i partiti del Bundestag, “oltre a ricevere un contributo diretto di 133 milioni di euro, possono beneficiare di uno stanziamento per le fondazioni pari a 334 milioni”.

Ma, come anticipato, c’è di più. Il rimborso elettorale (un euro per ogni avente diritto al voto, moltiplicato per gli anni della legislatura e per ogni organo elettivo) ritornerebbe a essere concesso ad ogni partito che superi la soglia dell’1%. La norma dello sbarramento al 4% con la conseguente perdita del rimborso elettorale per Sposetti è iniqua: “Uno può decidere che per avere una rappresentanza in Parlamento deve raggiungere una certa soglia, ma perché non si deve concedere ai movimenti politici il rimborso per averci provato? Se all’epoca Pci, Dc e Psi avessero pensato a norme del genere la Lega non sarebbe mai sopravvissuta”.

Alla base del ragionamento di Sposetti c’è una grande verità: “I partiti possono esistere anche senza democrazia. Ma non esiste una democrazia senza partiti”.

Ma ci sono anche un paio di difetti. Il primo che non si può paragonare le risorse che l’Italia può mettere sul tavolo con quelle della Germania, di gran lunga il paese più ricco e potente dell’Europa e tra i primi del mondo.

Il secondo che in un momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini, si progettano nuove tasse, la sinistra cui Sposetti appartiene parla apertamente di una tassa patrimoniale e manda in piazza migliaia di precari a nome dei quattro milioni che non hanno un posto fisso e garantito, per stabilizzare i quali mancano appunto le risorse, che vengono invece così facilmente trovate per i partiti.