Coppia gay contro manifesto FdI: “Meloni, la foto è nostra”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Marzo 2016 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA
Coppia gay contro manifesto FdI: "Meloni, la foto è nostra"

Coppia gay contro manifesto FdI: “Meloni, la foto è nostra”

ROMA – Coppia gay contro manifesto FdI: “Meloni, la foto è nostra”. Non è la prima volta che il partito di Giorgia Meloni rovescia il significato di una foto utilizzandola a fini politici senza permesso. Cioè utilizza una immagine di felicità o gioia, come quella di una coppia gay, per denunciarne la supposta aberrazione.

Già una volta Oliviero Toscani aveva dovuto minacciare azioni legali contro Fratelli d’Italia.  Stavolta una coppia gay canadese ha dovuto fare un appello su Twiitter per rimuovere una fotografia dove BJ Barone e Frankie Nelson, la coppia, è immortalata felice con il piccolo bambino che completa il loro desiderio di diventare una famiglia. La didascalia  del manifesto veicola però un messaggio di tutt’altro significato: “Lui non potrà mai dire mamma. I diritti da difendere sono quelli del bambino”, si legge in grande. In basso i simboli di Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale.

La foto è a suo modo così efficace che nel 2014 ebbe una diffusione virale sui social quale simbolo di “tutto quello per cui abbiamo lottato, diritti per gli omosessuali e il diritto per i padri di avere un figlio”, segnala il Toronto Metro News (citato da Huffington Post, uno degli indirizzi raggiunti dai tweet in italiano da Bj Barone).

Un caso non isolato. Anche in Irlanda Mary Fitzgibbon, esponente politico indipendentista, si è servita dell’immagine per farne un uso che tradisce il senso della foto. “Ho invitato Mary – dice Barone – e le ho detto: ‘Sai cosa? Saremmo felici se venissi qui a Toronto a conoscere la nostra famiglia per capire che un bambino non ha bisogno di una madre e di un padre'”. La coppia di padri guarda però ai lati positivi della vicenda: “Speriamo che possa portare maggiore consapevolezza sulla maternità surrogata e le famiglie omogenitoriali. Possiamo così dimostrare al mondo che una famiglia è una famiglia”. (Huffington Post)