Il ministro-banchiere Passera: “Sviluppo e nuovi posti di lavoro”:

Pubblicato il 17 Novembre 2011 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA

Il neo-ministro Corrado Passera (Foto Lapresse)

ROMA – “L’Italia è molto di più di quel che sembra”: la prima frase del super-ministro Corrado Passera è tra una constatazione e una promessa. Ma contiene anche un annuncio programmatico: “Puntare su crescita sostenibile creazione di posti di lavoro, dimostrare ai mercati che l’Italia è molto più di quello che molti pensano”.

Per realizzare questo programma l’ex banchiere di Intesa SanPaolo assume su di sé i due dicasteri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e trasporti. Per chiarire la sua

“Non investiremmo 500 miliardi e non andremmo in giro a dire che il paese è meglio di quello che sembra se non lo pensassimo”, diceva già qualche settimana fa  parlando di un rischio default che per l’Italia “cè” così come però la possibilità di evitarlo.

“Non siamo la Grecia, che pure deve essere salvata e su cui l’Europa ha commesso già tanti errori, diceva, noi dobbiamo salvarci da soli”: “Qualcosa è stato fatto, ma adesso occorre fare bene i compiti”. E lui si è impegnato in prima persona per svolgerli.

In oltre trent’anni di carriera si è occupato di informatica, finanza, editoria, credito, amministrazione pubblica, banche. Oggi, a 57 anni, il responsabile del Ministero di Via Veneto accetta la sfida di occuparsi del rilancio dell’economia italiana. Il banchiere è stato spesso dipinto con il cuore al centro che guarda a sinistra, (ha votato per le primarie del Pd), nominato da Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi alla guida di Poste Italiane per risollevarle dal baratro, è da decenni in sodalizio con il Giovanni Bazoli, vicinissimo al leader dell’Unione.

Negli ultimi anni però Passera si è sempre più smarcato da questa etichetta occupandosi, tra l’altro, e in prima persona, del risanamento di Alitalia, caro all’ex premier Berlusconi, con una cordata di imprenditori italiani. Un’operazione che ha permesso di salvare undicimila posti di lavoro ma anche di scaricare sullo Stato tre miliardi di debiti.

In tutti questi anni, l’ex consulente della McKinsey,come il suo ‘rivale’ Alessandro Profumo, si è guadagnato appellativi di ogni genere: manager decisionista, duro idealista, risanatore0. Per colui che tra le tante sfide vinte annovera appunto quella di Poste, definita anni fa dal Financial Times “un’azienda che non è più motivo di imbarazzo nazionale”, l’etichetta di “banchiere di sistema” è però quella più duratura.

Quella che lo ha anche differenziato da Unicredit. Quando quest’ultima guardava più all’Europa, Passera puntava sull’Italia. Piazza Cordusio evitava operazioni finanziarie che potevano avere implicazioni politiche, Intesa SanPaolo ne valutava comunque la fattibilità.

Nato a Como il 30 dicembre del 1954, Passera è sposato, ha tre figli e uno in arrivo per i primi mesi del prossimo anno: due dal primo matrimonio, Luigi e Sofia, l’ultima Luce nata poco più di un anno fa dalla seconda moglie Giovanna Salza.

Laureato alla Bocconi di Milano (come Mario Monti) e con un master in Business Administration alla Wharton School di Philadelphia, il neo ministro si dimostra fin dai suoi primi passi nel mondo del lavoro un enfant prodige. Inizia la carriera come manager all’Olivetti e, dopo un’esperienza in McKinsey (1980-1985), torna a Ivrea dove diventa braccio destro dell’Ingegnere, presidente, amministratore delegato e direttore generale della Cir.

E’ di quegli anni la sua prima esperienza nel mondo del credito: dal 1988 al ’95 è vice presidente del Credito Romagnolo. Sempre per Carlo De Benedetti, Passera sbarca nel mondo dell’editoria diventando prima direttore generale della Mondadori e poi vice presidente e amministratore delegato del Gruppo Espresso-Repubblica. In quelle vesti – è l’inizio degli anni Novanta – si trova a fronteggiare ptoprio Silvio Berlusconi sul lodo Mondadori. Dal 1992 al 1996 è amministratore delegato di Olivetti nel periodo della grande ristrutturazione dell’informatica e dell’avvio di Omnitel e di Infostrada nel mondo della telefonia.

Lascia De Benedetti nel 1996 per diventare amministratore delegato dell’Ambroveneto al fianco di Bazoli, che per la nuova banca punta su un manager con esperienze nel mondo dell’industria. Quando però va in porto l’acquisto della Cariplo, la scelta di capo azienda cade su Carlo Salvatori.

Passera tenta di mettersi in proprio lanciando un progetto di banca virtuale, ma quell’idea rimane nel cassetto perché proprio in quei giorni arriva la telefonata dell’allora presidente del Consiglio Prodi che, assieme al ministro del Tesoro Ciampi, lo sceglie come l’uomo su cui puntare per risanare le disastrate Poste. Passera si rimbocca le maniche – look per lui abituale, come dimostrano le numerose foto che lo ritraggono informalmente in camicia – e trasforma il monolite romano prima in una S.p.A. e poi, grazie anche al piano di impresa da lui pensato e progettato, in un’azienda pronta a fare utili. Proprio sul traguardo torna al timone di una grande banca, Intesa, che poi si unirà al Sanpaolo di Torino. Adesso la sfida politica sotto i riflettori dell’Europa e del mondo intero.