Cosentino è “socialmente pericoloso”: lo afferma la Cassazione

Pubblicato il 20 Gennaio 2011 - 18:26 OLTRE 6 MESI FA

Per la Cassazione l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, attuale coordinatore del Pdl in Campania, continua ad essere “socialmente pericoloso” nonostante le sue dimissioni dal governo e la riduzione del suo ”peso politico” a seguito del suo presunto coinvolgimento con il clan dei Casalesi.

Lo si legge nella sentenza, depositata oggi, con la quale la Seconda sezione penale della Suprema Corte, ha respinto il ricorso presentato dal parlamentare contro l’ordinanza di custodia in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli e confermata dal Tribunale del riesame il 28 settembre 2010, con l’accusa di concorso esterno nell’associazione camorristica. E’ la seconda volta che la Cassazione conferma gli indizi di pericolosità a carico di Cosentino, per il quale, però, la Camera dei deputati ha negato l’autorizzazione all’arresto.

In particolare, secondo la Cassazione, le iniziative anticamorra alle quali ha partecipato Cosentino dopo il 2009, sono correttamente state ritenute, dai giudici di merito, soltanto ”espressione di attività difensive dal momento che l’indagato era già al corrente delle indagini a suo carico” e, comunque, si trattava di iniziative “astratte”.

Per quanto riguarda, inoltre, la riduzione del peso politico del parlamentare, la Cassazione osserva che tale elemento è ininfluente, riguardo alle valutazioni sulla pericolosità in quanto ”le modifiche delle meccaniche elettorali che renderebbero superflui i pretesi appoggi elettorali, sono state disattese, dai giudici di merito, in quanto il sostegno dei Casalesi poteva servire a sostenere candidati indicati da Cosentino nelle competizioni minori, aumentandone il peso politico”.

Anche il sopravvenuto arresto di tutti i camorristi con i quali Cosentino, secondo l’accusa, ”avrebbe contratto un debito di riconoscenza” è ininfluente, come dimostra la circostanza che il ”coinvolgimento di Cosentino nell’affare della società di rifiuti Eco4 era avvenuta mentre il boss Francesco Bidognetti era già in carcere”.

Per quanto, infine, riguarda ”la rinuncia alla candidatura alla presidenza della Regione Campania”, anche questo è un elemento che deve essere ”disatteso”, come quello della ”diminuzione del peso politico” per via del possibile appoggio che Cosentino potrebbe fornire a candidati sostenuti dal clan dei Casalesi nelle competizioni minori.

La Cassazione, con decisione del 28 gennaio 2010, aveva già confermato una precedenza ordinanza d’arresto e dopo un precedente slittamento dell’Udienza per un presunto intervento della cosiddetta ”cricca della P3” sull’ex primo presidente della Suprema Corte, Vincenzo Carbone. La sentenza depositata oggi è stata estesa, in 19 pagine dal consigliere Piercamillo Davigo.