Costi politica. Taglio 20% parlamentari, bilanci partiti: le false promesse

Pubblicato il 2 Novembre 2012 - 09:44 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Costi della politica: dalla riduzione del numero dei parlamentari (20%) all’abolizione dei consigli provinciali, dal taglio dei consiglieri regionali in Sicilia alla mancata modifica del Titolo V della Costituzione, le riforme annunciate, sostenute con convinzione e infine considerate imprescindibili per la traballante reputazione dei partiti o addirittura della propria sopravvivenza, ebbene quelle riforme sono state tutte adagiate su un bel binario morto. Sergio Rizzo elenca sul Corriere della Sera del 2 novembre le cinque priorità “sospese” (insieme alle roboanti assicurazioni, alle prese di coscienza, alle promesse da marinaio e alle giustificazioni che non giustificano) della politica.

Riduzione del 20% dei parlamentari. Prima falsa promessa: taglieremo del 20% il numero di deputati e senatori, li porteremo dai 945 attuali a 762. I tempi brevi si sono trasformati immediatamente in calende greche. E’ bastato legare la riduzione alla discussione sulle riforme costituzionali. Lega e Pdl pretendevano che fosse votata insieme al semipresidenzialismo. Il prevedibile mancato accordo ha fatto saltare anche il taglio.

Taglio consiglieri regionali siciliani. Da 90 consiglieri a 70: si sarebbe fatto se non fosse occorsa la fine anticipata la fine della legislatura con le dimissioni a orologeria di Lombardo. Lo scorso 28 ottobre si è votato per eleggere un Consiglio di 90 membri perché lo scioglimento dell’assemblea ha impedito il recepimento delle norme nazionali.

Consigli provinciali. Sono state abolite un bel po’ di Province (ancora sulla carta) ma sono sopravvissuti i Consigli provinciali cui il decreto Salva Italia aveva tolto funzioni, sedi, poltrone. Poi i partiti hanno convinto il Governo a rimangiarsi la parola sul fatto che i consigli non dovessero essere più enti elettivi.

Giunte comunali.  Stessa aspirazione contenuta nel decreto salva-Italia: sopprimere gli organi politici e di nomina delle future giunte comunali con una legge da varare entro il 2012. Il ddl c’è ma si è arenato da qualche parte in Parlamento e la fine dell’anno non l’aspetterà.

Riforma del Titolo V. Dopo lo scandalo Fiorito era la priorità assoluta, ma toccare la Carta Costituzionale non è un gioco. Figurarsi poi sottoporre i bilanci dei partiti a un’autorità terza come la Corte dei Conti che vigioli sugli atti di spesa. Si attenta all’autonomia dei partiti: risultato, è stata svuotata di senso dal Parlamento.

Tagli a Camera e Senato. Anche per la “casta” di supplemento, i dipendenti di Senato e Camera dei deputati, è giusto il ridimensionamento economico. E infatti i vicepresidenti di Camera e Senato Antonio Leone e Rosi Mauro hanno annunciato una riduzione degli stipendi del 20%. Bene. Peccato che i risparmi sono calcolati nell’arco di 41 anni e varranno solo per i neo assunti. L’istinto di conservazione è il tratto più umano del personale politico e parapolitico.