Lega campione, destra che vince. Se il voto “vero” non cambia tutto

Pubblicato il 29 Marzo 2010 - 21:30 OLTRE 6 MESI FA

Si è fatta ora di cena e i numeri che arrivano dal Ministero degli Interni continuano a giocare a rimpiattino con quelli battezzati dalle proiezioni made in Rai. Reciprocamente si sgambettano, faticano a convergere. Le proiezioni, cioè le risposte che gli elettori a campione hanno dato agli intervistatori dopo aver votato, dicono che il Piemonte è della Lega e che il Lazio sta per andare alla Polverini. Dicono dunque che la Lega è campione e che la destra vince, che Bossi e Berlusconi hanno vinto le elezioni regionali.

I numeri del ministero degli Interni, cioè le sezioni elettorali realmente scrutinate, senza però calibratura e campionatura, dicono che a metà dello spoglio la Bonino è avanti di un soffio sulla Polverini e che la Bresso è dietro di un centimetro a Cota. Dicono dunque che le elezioni possono finire con una sorta di “pareggio” politico, con il centro sinistra che ottiene otto governatori in otto Regioni (Liguria, Toscana, Emilia, Umbria, Marche, Basilicata, Lazio e Puglia) e con il centro destra che ottiene cinque successi (Lombardia, Veneto, Piemonte, Campania e Calabria). Otto a cinque dunque potrebbe essere con il Piemonte la vera pietra preziosa della collana di risultati del centro destra e il Lazio la “gemma” dei risultati del centro sinistra. Addirittura sarebbe ancora possibile il nove a quattro per il centro sinistra con il Piemonte “colpo di scena” dell’ultima ora. Improbabile ma non impossibile: in questo caso non sarebbe pareggio ma vittoria del centro sinistra.

Piemonte e Lazio diranno, all’ultima scheda. Qualcosa però è già stato detto e scritto da questo voto.

Primo: il 7/8 per cento di astensione in più si è spalmato su tutti i partiti, le liste e i candidati. L’astensione “suppletiva” non ha punito il centro destra come pure lo stesso centro destra temeva. Con l’aggravante per il centro sinistra del “salasso Grillo”, un paio di punti percentuali in media sottratti dalla lista di Beppe Grillo ai candidati di sinistra, il popolo dei “delusi” della sinistra esiste e “lotta” anche in queste elezioni. E numericamente, proporzionalmente fa il paio con i delusi, i distratti o gli indifferenti rispetto a queste elezioni del centro destra.

Secondo: la Lega è Campione. Nel Veneto, in Lombardia, in Piemonte. E’ il partito che non soffre cali, astensioni. Il Nord la premia, si affaccia con buone percentuali oltre il Nord. Bossi dice che “la sinistra è finita”. Al Nord difficile dargli torto. Al Nord la Lega appare un partito “concreto”, un’ipotesi e una scelta di governo plausibili. Il nord consegna così alla Lega la “golden share” dello stesso governo Berlusconi.

Terzo: se il centro sinistra se la cava, se pareggia in termini di confronto politico, è grazie a due candidati non del Pd: Vendola e la Bonino. Mentre i partiti di Vendola e della Bonino prendono un decimo o un trentesimo dei voti che prende il Pd, singolare asimmetria.

Quarto: al Sud “cambiano” Campania e Calabria, passano entrambe al centro destra. Di centro destra sono Sicilia e Sardegna: qualunque cosa sia la sinistra al Sud e qualunque cosa sia il Sud, le due entità non si incontrano più.

Quinto: c’è una terza Italia. Emilia, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Puglia, Liguria. Troppo per essere la “ridotta appenninica del Pd” di cui parla il Pdl. Poco per essere entità alternativa alle altre due Italie: quella leghista e quella “sudista”.

Sesto e ultimo: anche se alla fine il Lazio va alla Bonino, anche se alla fine è “pareggio”, anche se non fosse per lui vittoria, Berlusconi se la cava.