Un altro regalo di Anemone: una casa a Roma per Ercole Incalza, uomo di Matteoli

Pubblicato il 12 Maggio 2010 - 08:52 OLTRE 6 MESI FA

Un’altra casa da sogno pagata con i soldi di Diego Anemone, altri assegni circolari emessi dall’architetto Angelo Zampolini, un altro uomo del governo che entra nelle maglie dell’inchiesta di Perugia sui Grandi Appalti: Ercole Incalza, braccio destro del ministro Altero Matteoli.

Dopo la casa al Colosseo per Claudio Scajola e quella per il generale dei servizi segreti Francesco Pittorru, spunta un’altra casa pagata, secondo la Guardia di Finanza, con i soldi di Diego Anemone. Il tutto a favore del braccio destro del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, Ercole Incalza. Incalza è una vecchia conoscenza della Tangentopoli di Lorenzo Necci e Francesco Pacini Battaglia. Oggi fa il capo struttura tecnica di missione del ministero di Matteoli. Secondo le indagini sembra che Anemone abbia contribuito a pagargli una casa di lusso a Roma, vicino a piazza del Popolo, nel cuore della città. Una casa con cinque stanze e servizi nel centro di Roma, intestata al genero di Incalza, che è stata pagata “in chiaro” con appena 390 mila euro. Una quota a cui sembra siano stati aggiunti, in nero, 520 mila euro da Anemone.

Le indagini del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza hanno accertato che il 7 luglio del 2004 Anemone mise a disposizione 520 mila euro che l’architetto Angelo Zampolini trasformò (come nel caso Scajola) in 52 assegni circolari dell’importo di 10 mila euro ciascuno. Era il giorno dopo della transazione per la casa di Claudio Scajola al Colosseo. A che servivano quei soldi? Secondo le indagini sono serviti a pagare oltre la metà dell’appartamento che Incalza volle per la figlia e suo marito a Roma, al civico 5 di via Emanuele Gianturco. Cinque vani con cantina al secondo piano di un palazzo a ridosso del Lungotevere. Cinque minuti a piedi da piazza del Popolo, il cuore della città.

L’operazione si svolge come quella che sembra aver interessato l’ex ministro Scajola: anche in questo caso il contante è trasformato in assegni nella filiale “Deutsche Bank” di Largo Argentina e a firmare il rogito è il notaio Gianluca Napoleone. Anche in questo caso, come hanno raccontato alla Guardia di Finanza i venditori dell’appartamento di via Gianturco, Maurizio De Carolis e Daniela Alberti, “di professione giardinieri”, il prezzo reale di vendita, che è di 900 mila euro, non ha nulla a che vedere con quello dichiarato: 390 mila euro. Il “nero”, come per Scajola, è “coperto” da Anemone.

L’intestatario della casa è Alberto Donati, 52 anni, “dirigente”, originario di Montevarchi, residente a Spoleto, ma, soprattutto, marito della figlia di Ercole Incalza. Ed è lui, ascoltato dalla Finanza, ad offrire la chiave di quanto è accaduto: “Cercavamo casa – dice – e mio suocero mi disse di rivolgermi all’architetto Zampolini, che avrebbe provveduto”.

Quel suocero che nel 2004 era uscito dallo scandalo Tangentopoli (nel febbraio 1998, quando era amministratore delegato della Tav, fu arrestato proprio dai magistrati di Perugia) ed era diventato consigliere del ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. Il suo braccio destro, l’uomo a cui venivano affidati gli incarichi più delicati.