La crisi finanziaria del Sole 24 Ore e nuovi possibili soci. Che ne dite di Berlusconi?
Marcello Zacché, sul Giornale, ha analizzato situazione e prospettive del gruppo editoriale Sole 24 Ore, appartenente alla Confindustria.
Scrive Zacché: “Il bilancio del «24 Ore» in rosso preoccupa l’azionista Confindustria che negli ultimi 10 anni ha incassato dal quotidiano 160 milioni”; e poi ancora che “secondo alcune stime il bilancio 2010 del gruppo Sole 24 Ore potrebbe chiudere in rosso per 30-35 milioni […]. Dopo i 52 milioni del 2009, per il secondo anno di fila il colore sarà rosso. Mentre non è chiaro dal piano industriale 2011-13 appena presentato, quando tornerà il segno più”.
Niente di sorprendente, nota Zacché, visti i chiari di luna che tormentano il mondo dell’editoria, ma, “quello che fa del Sole un caso particolare è il legame con il suo azionista di maggioranza: la Confindustria. Una società per azioni quotata in Borsa,ma controllata da un’associazione. Un legame a doppio filo che pone interrogativi: può l’associazione degli industriali permettersi di avere l’azienda-Sole in difficoltà? E ancora: può la gloriosa società editoriale nata nel 1965 contare sul suo grande azionista in caso di necessità finanziarie?”.
Partiamo dai numeri. Da quelli ufficiali dei bilanci pubblici e da quelli riclassificati da R&S-Mediobanca si vede che nei 10 anni dal ’99 al 2008 il 24 Ore ha girato a Confindustria quasi 163 milioni di euro: oltre 105 sono i dividendi (ordinari e straordinari) distribuiti, anche attingendo a riserve. Il resto deriva dall’acquisto di azioni proprie che il Sole ha regolarmente effettuato dal ’93 al 2000 dalla società Aedificatio, controllata di Confindustria, fino al raggiungimento della soglia massima consentita del 10%. L’ultimo passaggio, di una quota del 4,5% nell’anno 2000 (presidenza Antonio D’Amato), è avvenuto per un controvalore di 57,5 milioni. Un’operazione che la dice lunga sul rapporto finanziario tra controllato e controllante perché l’importo in questione era stato riservato all’acquisto definitivo dell’immobile per la nuova sede milanese del gruppo, in via Monte Rosa. Invece non se ne fece niente e i quattrini finirono in viale dell’Astronomia, a Roma. Ci possono essere poi altri canali attraverso i quali si creano flussi «correlati ». Si pensi all’attività di organizzazione di convegni o alle collaborazioni e consulenze che per il quotidiano, negli ultimi 5 anni, hanno superato i 100 milioni”.
Confindustria, ricorda Zacché, “è una struttura con 4mila dipendenti, quasi pari a quella del ministero degli Esteri, ambasciate e consolati inclusi” e, “per mantenerla, riceve ogni anno contributi associativi per 500 milioni”: il Sole 24 Ore, “negli ultimi 10-15 anni, è stato decisivo nel garantirne il mantenimento e acuirne l’indipendenza”.
Prosegue Zacché: “C’è poi il secondo aspetto, quello della solidità finanziaria del gruppo editoriale. Il precedente ad Claudio Calabi, sotto la gestione di Montezemolo, ha quotato in Borsa il Sole nel 2007 sulla base di una valutazione di 800 milioni, portandone in cassa 210. Calabi ha valorizzato così la mole di acquisizioni effettuate in quegli anni. Ma ha anche appesantito il gruppo, passato da 1.480 a 2.230 lavoratori, riducendone i margini: il valore aggiunto per dipendente è passato da 123 a 80 milioni e senza ripensare più di tanto i modelli di business”.
C’è poi un dato, che Zacché butta là senza elaborare, sul calo della pubblicità, in coincidenza con la crisi economica e la recessione,” che nel 2009 (-28%) è stato il doppio del mercato. Al momento la cassa è ridotta a 80 milioni e gli analisti la vedono tra 50 e 60 a fine anno: sono gli ultimi. Si può vendere qualche attività. Ma cosa succederà se dovesse servire un aumento di capitale?”.
Per Confindustria, chiude Zacché, ci sono “due possibilità: o andare a chiedere i denari ai suoi associati proprio quando sono più forti che mai i mal di pancia e le spinte centrifughe a livello locale (a Genova, Venezia, Napoli, in Puglia) e di settore (Fiat, Fincantieri); oppure cercare soluzioni all’esterno, con l’ingresso di nuovi azionisti e la cessione di parte del capitale. Operazione non facile ora che il titolo, quotato a 5,75 euro, ha chiuso [venerdì] a 1,48, il 74% in meno, per un valore totale di 170 milioni”.
L’ipotesi relativa all’ingresso di nuovi soci nel capitale del Sole 24 Ore è molto affascinante e forse meriterebbe una qualche attenzione. Se ci si guarda attorno, c’è un nome che balza agli occhi, quello di Silvio Berlusconi. Soldi ne ha comunque tanti, un quotidiano “laico” e non schierato manca al suo sistema sia di potere sia di editore, il divieto di partecipazioni incrociate tra quotidiani e reti tv fissato dalla legge Gasparri sta per cadere. E allora….