La crisi finanziaria del Sole 24 Ore e nuovi possibili soci. Che ne dite di Berlusconi?

Pubblicato il 7 Febbraio 2011 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA

Marcello Zacché, sul Giornale, ha analizzato situazione e prospettive del gruppo editoriale Sole 24 Ore, appartenente alla Confindustria.

Scrive Zacché: “Il bilancio del «24 Ore» in rosso preoccupa l’azionista Confindustria che negli ultimi 10 anni ha incassato dal quotidiano 160 milioni”; e poi ancora che “secondo alcune stime il bi­lancio 2010 del gruppo Sole 24 Ore potrebbe chiudere in ros­so per 30-35 milioni […]. Dopo i 52 milioni del 2009, per il secon­do anno di fila il colore sarà ros­so. Mentre non è chiaro dal pia­no industriale 2011-13 appe­na presentato, quando torne­rà il segno più”.

Niente di sorprendente, nota Zacché, visti i chiari di luna che tormentano il mondo dell’editoria, ma, “quello che fa del Sole un caso particolare è il le­game con il suo azionista di maggioranza: la Confindu­stria. Una società per azioni quotata in Borsa,ma controlla­ta da un’associazione. Un lega­me a doppio filo che pone in­terrogativi: può l’associazione degli industriali permettersi di avere l’azienda-Sole in diffi­coltà? E ancora: può la glorio­sa società editoriale nata nel 1965 contare sul suo grande azionista in caso di necessità finanziarie?”.

Partiamo dai numeri. Da quelli ufficiali dei bilanci pub­blici e da quelli riclassificati da R&S-Mediobanca si vede che nei 10 anni dal ’99 al 2008 il 24 Ore ha girato a Confindustria quasi 163 milioni di euro: oltre 105 sono i dividendi (ordinari e straordinari) distribuiti, an­che attingendo a riserve. Il re­sto deriva dall’acquisto di azio­ni proprie che il Sole ha rego­larmente effettuato dal ’93 al 2000 dalla società Aedificatio, controllata di Confindustria, fi­no al raggiungimento della so­glia massima consentita del 10%. L’ultimo passaggio, di una quota del 4,5% nell’anno 2000 (presidenza Antonio D’Amato), è avvenuto per un controvalore di 57,5 milioni. Un’operazione che la dice lun­ga sul rapporto finanziario tra controllato e controllante per­ché l’importo in questione era stato riservato all’acquisto de­finitivo dell’immobile per la nuova sede milanese del grup­po, in via Monte Rosa. Invece non se ne fece niente e i quattri­ni finirono in viale dell’Astro­nomia, a Roma. Ci possono es­sere poi altri canali attraverso i quali si creano flussi «correla­ti ». Si pensi all’attività di orga­nizzazione di convegni o alle collaborazioni e consulenze che per il quotidiano, negli ulti­mi 5 anni, hanno superato i 100 milioni”.

Confindustria, ricorda Zacché, “è una struttura con 4mila dipendenti, quasi pari a quella del ministero de­gli Esteri, ambasciate e conso­lati inclusi” e, “per mantenerla, riceve ogni anno contributi associativi per 500 milioni”: il Sole 24 Ore, “negli ultimi 10-15 anni, è stato decisivo nel garan­tirne il mantenimento e acuir­ne l’indipendenza”.

Prosegue Zacché: “C’è poi il secondo aspetto, quello della solidità finanzia­ria del gruppo editoriale. Il pre­cedente ad Claudio Calabi, sot­to la gestione di Montezemo­lo, ha quotato in Borsa il Sole nel 2007 sulla base di una valu­tazione di 800 milioni, portan­done in cassa 210. Calabi ha va­lorizzato così la mole di acqui­sizioni effettuate in quegli an­ni. Ma ha anche appesantito il gruppo, passato da 1.480 a 2.230 lavoratori, riducendone i margini: il valore aggiunto per dipendente è passato da 123 a 80 milioni e senza ripen­sare più di tanto i modelli di bu­siness”.

C’è poi un dato, che Zacché butta là senza elaborare, sul calo della pubblicità, in coincidenza con la crisi economica e la recessione,” che nel 2009 (-28%) è stato il doppio del mercato. Al momento la cassa è ridotta a 80 milioni e gli anali­sti la vedono tra 50 e 60 a fine anno: sono gli ultimi. Si può vendere qualche attività. Ma cosa succederà se dovesse ser­vire un aumento di capitale?”.

Per Confindustria, chiude Zacché, ci sono “due possi­bilità: o andare a chiedere i de­nari ai suoi associati proprio quando sono più forti che mai i mal di pancia e le spinte cen­trifughe a livello locale (a Ge­nova, Venezia, Napoli, in Pu­glia) e di settore (Fiat, Fincan­tieri); oppure cercare soluzio­ni all’esterno, con l’ingresso di nuovi azionisti e la cessione di parte del capitale. Operazione non facile ora che il titolo, quo­tato a 5,75 euro, ha chiuso [venerdì] a 1,48, il 74% in meno, per un valore totale di 170 milioni”.

L’ipotesi relativa all’ingresso di nuovi soci nel capitale del Sole 24 Ore è molto affascinante e forse meriterebbe una qualche attenzione. Se ci si guarda attorno, c’è un nome che balza agli occhi, quello di Silvio Berlusconi. Soldi ne ha comunque tanti, un quotidiano “laico” e non schierato manca al suo sistema sia di potere sia di editore, il divieto di partecipazioni incrociate tra quotidiani e reti tv fissato dalla legge Gasparri sta per cadere. E allora….