Una crisi Nord contro Sud? In fondo è l’occasione “buona” per tutti. Silvio Berlusconi è andato nel Veneto alluvionato, ha detto che “l’aiuto sarà sostanzioso, immediato e in Finanziaria”. Poche ore prima Giorgio Napolitano aveva fatto sapere che giudica “inderogabile” l’approvazione della legge finanziaria. Umberto Bossi aveva spiegato in mattinata: “Se non passa la finanziaria il paese salta”.
C’è stato molto “contorno” intorno a queste dichiarazioni, il piccolo fumo di una qualche contestazione al premier. Il piccolo lampo di una singolare consonanza, sia pure solo teorica, tra il premier e il Governatore Zaia sulla opportunità dello sciopero fiscale dei veneti. Singolare perché è raro vedere il capo di un governo che dice a proposito di uno sciopero fiscale: “Avrei ragionato così anch’io, ma dello sciopero non ci sarà bisogno”. L’ammiccante segnale di fumo dell’ accenno di Bossi a “spiraglietti” che gli sembra di vedere per evitare la crisi. Il potenziale falò della “narrazione” governativo-leghista dell’alluvione fatto dal capo dello Stato: “Colpa degli uomini che non rispettano le regole e di chi non le fa rispettare”. Secondo Napolitano vale per il Veneto del Bacchiglione e per la Campania di Pompei, hanno tutti più o meno fatto finta di non capire.
Tanto contorno e una “pietanza” certa: la crisi di governo non si farà sulla legge di bilancio. Non sono così “polli” quelli che vogliono la crisi e le dimissioni di Berlusconi. Da crisi e dimissioni possono quasi certamente venire elezioni e a Fini, Casini e Bersani l’idea di andare davanti agli elettori con in tasca la patente di “sfascisti” dell’economia, con sulle spalle la responsabilità di aver bloccato i soldi ai veneti, peggiorato sui mercati finanziari il costo del debito pubblico italiano, “bruciato” i soldi in finanziaria per l’università e i cassaintegrati…No, quest’idea a Fini, Casini e Bersani proprio non passa per la testa. Se dipende da loro non faranno cadere Berlusconi sulla finanziaria, l’unico che farebbe la crisi anche sulla finanziaria è Di Pietro. Quindi per la crisi c’è tempo fino più o meno a metà dicembre.
Non sulla finanziaria, allora la crisi sulla giustizia? No, quelli del Pdl e della Lega non sono così “fessi” da andare alle elezioni impugnando la bandiera del no alle intercettazione, della bastonata ai giudici, dello scudo personale dl premier, delle leggi ad personam, insomma della “legalità-budino” lasciando a Fini la bandiera della legalità integra e uguale per tutti. Vero è che Berlusconi non ha per nulla voglia di restare “scoperto” davanti ai processi. Ma c’è tempo fino alla sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento prevista per il 14 dicembre, il calendario coincide e “torna”.
E allora la crisi su Bondi, sulla sua responsabilità per la “vergogna di Pompei”? Troppo presto e troppo poco. Sul ritiro della delegazione finiana al governo? Berlusconi può cavarsela con un rimpasto e poi l’ha detto che non rinuncia alla scena di Fini che gli vota contro in Parlamento. Figurarsi se si dimette perchè se ne va Urso… E allora su cosa farla la crisi, la crisi e poi le elezioni. Quale l’argomento che “conviene” più o meno a tutti? Eccolo: il federalismo. Nell’ultimo vertice a due Berlusconi ha promesso a Bossi che entro dicembre, dicembre e non gennaio, tutto il federalismo sarà legge. Fini non può dire di no, ma può chiedere di vedere “i conti”. Ed è sui “conti” che il federalismo è ancora materia del contendere. Quando si tratterà di mettere nero su bianco quale deve essere la spesa standard delle Regioni, quando si tratterà di dare le cifre delle compensazioni tra Regioni, allora si vedrà, tutti vedranno che accordo su questo non c’era prima e figurarsi adesso.
Rompere sul federalismo “negato” può star bene a Bossi, è una buona base di campagna elettorale che così potrà contenere anche elementi e suggestioni secessioniste. Buona base anche per far concorrenza allo stesso Pdl. E rompere sul federalismo giusto in astratto ma in concreto iniquo per il Sud può star bene, anzi benissimo anche a Fini e Casini. Ottima base di campagna elettorale per pescare voti e alleanze con tante nascenti e latenti “leghe-sud”. Sì, il calendario dice dicembre e la traccia della crisi è quasi una fotocopia del cammino dei “decreti delegati” del federalismo.