Csm pensiona 84 giudici, forse non sanno scrivere bene e…

di Sergio Carli
Pubblicato il 12 Dicembre 2015 - 15:14 OLTRE 6 MESI FA
Csm pensiona 84 giudici, forse non sanno scrivere bene e...

Il Csm pensiona 84 magistrati, ma forse nei quartieri alti in Italia forse non sanno scrivere bene le leggi e rischia di saltare tutto

ROMA – Sono 84 i magistrati che sono stati pensionati dal Csm per limiti di età: 70 anni. Per tutti costoro l’ultimo giorno di lavoro è il 31 dicembre di quest’anno ma ancora non sembra tutto così chiaro e sicuro.

Numerosi sono i “nomi” della magistratura italiana andranno in pensione, a parte il pm di Torino Raffaele Guariniello, che si è dimesso con lettera che ha preceduto di poche ore la decisione del Csm, volendo sottolineare anche in questo caso la sua indipendenza, senza aspettare gli ordini superiori.

Tra i pensionati d’ufficio si sono Marcello Maddalena, pg a Torino, Ferdinando Pomarici, pm del caso Abu Omar a Milano, Franco Sebastio, il procuratore di Taranto, impegnato nel processo all’Ilva, Mario Barbuto, capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia, Antonio Marini, avvocato generale presso la Corte d’appello di Roma, e nella sua lunga carriera titolare delle inchieste sull’attentato al Papa, sulla strage di via Fani e sull’omicidio di Massimo D’Antona, gli ex presidenti dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Gennaro e Mario Cicala.
Mario Cicala, presidente della sezione Tributaria della Cassazione, insieme con altri due colleghi, Antonio Merone e Antonino Di Blasi, aveva impugnato il provvedimento di collocamento a riposo anticipato ritenendolo

“lesivo della sua legittima aspettativa a rimanere in servizio”.

Cicala si era rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che aveva chiuesto un parere al consiglio di Stato. Il consiglio di Stato a sua volta

 ha sospeso il provvedimento in attesa che il Ministero della Giustizia e il Csm forniscano la documentazione necessaria per valutarne «l’incidenza sulla funzionalità dell’Ufficio ricoperto» da Cicala, «tenendo conto sia del tempo necessario per la nuova copertura dell’incarico in questione sia del prevedibile disagio organizzativo e funzionale» che, di qui alla definizione del giudizio di merito, potrebbe derivare dall’esecuzione del provvedimento stesso.

Se il Consiglio di Stato darà ragione ai giudici, rischia di saltare la riforma di Renzi che ha portato da 75 a 70 anni l’età massima per i magistrati per restare in servizio.

Gli alti papaveri sono tutti scatenati. Andrea Orlando, ministro della Giustizia, ha detto:

“Ricorreremo in tutte le sedi consentite, la prima azione sarà una richiesta di riesame al Consiglio di Stato”.

Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm ha definito la posizione del Consiglio di Stato

“abnorme, che rischia di avere un impatto molto negativo sul sistema giustizia [perchè quei cinque magistrati] possono aprire la strada ad altri provvedimenti analoghi, che tra l’altro, andrebbero ad impattare su uffici già assegnati”.

Il Csm ha approvato una delibera all’unanimità (con la sola astensione del primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, motivata con la circostanza che tra i ricorrenti ci sono magistrati del suo ufficio), in cui

“ha non solo invitato il ministro della Giustizia ad opporsi, ma ha anche dato mandato all’Avvocatura dello Stato di chiedere che i cinque ricorsi siano decisi nel merito dal Tar del Lazio; e resta aperta l’ipotesi di un’impugnazione anche davanti alle Sezioni unite civili della Cassazione”.

A nessuno è venuto il dubbio che nella autodefinita patria del diritto non ci sia più gente capace di scrivere leggi e deliberazioni in modo corretto e inattaccabile.