Scontro tra D’Alema e Franceschini sull’apertura a Fini

Pubblicato il 16 Aprile 2010 - 20:18 OLTRE 6 MESI FA

Massimo D'Alema

La rottura tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi non è ancora definitiva e già nel Partito Democratico si accendono le discussioni sulle posizioni da tenere nei confronti del presidente della Camera. Protagonisti del diverbio, avvenuto al convegno dei Liberal del Pd, guidati da Enzo Bianco, sono stati Massimo D’Alema e Dario Franceschini-

Oggetto del contendere non solo il dialogo con  con Fini e Casini, posizione sostenuta da  D’Alema, ma anche l’assetto istituzionale e la legge elettorale, con l’ex ministro degli Esteri che ha proposto il superamento dell’attuale bipolarismo e la “rottura della gabbia” costituita dall’attuale sistema elettorale.

Dario Franceschini ha invece ribadito la difesa del bipolarismo, perorando la causa di un sistema elettorale conseguente.

-Il dibattito, che doveva riguardare proprio gli assetti istituzionali, ha preso le mosse dalla crisi politica che sta vivendo la maggioranza e che D’Alema ha definito “sistemica”. Secondo D’Alema, il premier e il Pdl hanno perso le elezioni, ma i cittadini “se si allontanano da Berlusconi, non vedono in noi ancora un’alternativa credibile”. Di qui l’impasse della situazione.

“Berlusconi – ha spiegato D’Alema – può essere tentato da una soluzione plebiscitaria”. Ad essa il Pd non può rispondere con la difesa astratta del bipolarismo, che “in 15 anni non ha dato nessuna delle grandi riforme di cui il Paese ha bisogno. Occorre rompere questa gabbia  in modo che certe forze si sentano libere. Se da questa parte  si rigettano queste forze dall’altra parte, da Berlusconi, non vedo sviluppi. Occorre una fase costituente democratica”.

“Ci sarà – si è quindi domandato D’Alema – un’accelerazione in Parlamento? Può darsi, dipende dal Pd, se offrirà una sponda alle forze che vogliono liberarsi”. “Se apriamo la discussione – ha detto ancora D’Alema – Fini e Casini parleranno con noi. Lasciamo perdere – ha concluso – il dibattito tra chi vuole il progetto e chi vuole le alleanze, perché questo è un falso problema; se c’é un progetto, ci saranno anche le alleanze”.

Assai diverso l’approccio di Franceschini, che inizialmente si è dichiarato cauto sulla possibile rottura tra Berlusconi e Fini, anche se ha sottolineato che la divergenza riguarda un punto di fondo: il presidente della Camera “ambisce ad un partito con regole e una democrazia interna, una destra normale, come negli altri Paesi europei”, mentre il premier vuole “che tutto ruoti attorno alla propria persona” e quando ciò non avviene “tutto diventa un ingombro di cui liberarsi”, come già avvenne per Casini.

“Penso che la crisi – ha aggiunto l’ex segretario del Pd- arriverà a compimento: c’é in gioco anche la credibilità personale, perché se Fini si piega anche questa volta, in futuro è difficile dargli credito”. A livello istituzionale, però, ha proseguito Franceschini, la proposta del Pd dovrà avere “un’impostazione che non metta in dubbio il bipolarismo, che è un meccanismo che ormai esiste in tutte le democrazie mature”. “Sarebbe sbagliato – ha insistito – che, per tattica, rinunciassimo ad un sistema che affida tutto a partiti minoritari, che col 10% possono decidere tutto e possono cambiare gli alleati anche durante la legislatura”. Franceschini ha infine invitato a tener separate due prospettive: la prima, a lungo termine, sarà quella di costruire l’identità del partito, in grado di proporre alle prossime elezioni ai cittadini un grande progetto di rilancio e cambiamento del Paese. “Ma se ci sarà una forzatura di Berlusconi, di fronte ad un’emergenza democratica, tutte le forze, anche se non hanno un programma di governo, ma vogliono stare insieme per la difesa della democrazia, dovranno unirsi”.

Ferma la replica di D’Alema: “Non ti accorgi – ha sottolineato – che l’emergenza c’é ora. Siamo ad una crisi del bipolarismo e rischiamo di uscirne con una spallata plebiscitaria; il problema c’é oggi”. Il presidente della Fondazione Italianieuropei ha poi sottolineato che Fini “su diverse cose rilevanti ha rappresentato un elemento di dibattito anche sui contenuti, e su contenuti interessanti, non solo su formule e alchimie”.