Daniela Santanchè pignorata. Appesa alle banche, tutti gli affari sbagliati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Agosto 2017 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA
Daniela Santanchè pignorata. Appesa alle banche, tutti gli affari sbagliati

Daniela Santanchè pignorata. Appesa alle banche, tutti gli affari sbagliati

ROMA – Daniela Santanchè pignorata. Appesa alle banche, tutti gli affari sbagliati. Non vanno bene gli affari privati della imprenditrice editoriale ed esponente di spicco del centrodestra Daniela Santanchè: la “pitonessa” è stata raggiunta a febbraio da un pignoramento immobiliare da parte della Banca di Caraglio, una piccola banca di credito cooperativo delle sue parti, il cuneese.

Il Sole 24 Ore che ha diffuso la notizia (“Dopo Gianluca Vacchi pignorata anche la Santanchè”) è impietoso nel ricostruire tutti i suoi cattivi affari, in sostanza è sommersa dai debiti e il suo destino imprenditoriale appeso alla buona volontà di banche e fornitori.

Ma è la struttura finanziaria che replica il vizio storico della deputata di Forza Italia. I debiti. Tanti. Tanti rispetto al capitale e alla modesta marginalità industriale. Su un attivo totale di 17 milioni i debiti totali contano per quasi 16 milioni. Solo con le banche l’esposizione tra breve e lungo termine vale oltre 8,6 milioni. L’esposizione con i fornitori arriva a 6milioni e i debiti tributari sono saliti a un milione. Anche in questo caso il filo rosso è la fortissima dipendenza della società della Santanchè dal credito bancario. (Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore)

Il mese scorso la crisi era già più che lampante. Daniela Santanchè aveva infatti annunciato il 24 luglio la liquidazione della Visibilia Magazine Srl, casa editrice dei settimanali Novella 2000 e Visto. Polemicamente il Cdr delle due testate si era appellato a Silvio Berlusconi: “E’ sicuro di voler candidare nel suo schieramento una persona che si è dimostrata così poco capace di gestire le sue aziende lasciando ‘per strada’ i suoi lavoratori e le loro famiglie?”.

Santanchè, spiegava il Cdr, ha acquisito i due giornali nel 2015 da Prs Editore. Solo sei mesi dopo, dopo la comunicazione di una perdita di un milione di euro, la cassa integrazione per i lavoratori, 16 tra giornalisti e impiegati. Misura che per Santanchè, aggiunge il Cdr, “avrebbe riportato in positivo i bilanci”. Diverse agenzie e collaboratori hanno smesso di fornire servizi alle due testate, “perché da mesi non vengono pagati”, e Santanchè “non ha versato nei tempi il Tfr dei lavoratori, chiedendo in seguito una rateizzazione per regolare le varie situazioni”.