Dario Franceschini: “Cultura deve aprire ai privati. 20 siti per 20 aziende”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Marzo 2014 - 08:58 OLTRE 6 MESI FA
Dario Franceschini: "Cultura deve aprire ai privati. 20 siti per 20 aziende"

Dario Franceschini (Foto Lapresse)

ROMA – Dario Franceschini parla dopo l’infarto: “Mi ha fatto capire i valori più importanti. La cosa paradossale è che nella mia vita politica ho fatto cose diverse da quelle che avrei scelto. Ora mi è capitata un’esperienza che mi appassiona molto: fare il ministro della Cultura e del Turismo. Coinvolgerò i privati nella Cultura: voglio salvare e valorizzare il patrimonio, non svenderlo”: è il piano del ministro Franceschini, intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. 

Sabato 8 marzo ero a Palmanova, a salutare i volontari che puliscono le mura. (…) D’un tratto ho sentito un forte dolore alla schiena. Mi hanno portato in ospedale, prima a Palmanova, poi a Udine. Sono stato ricoverato una settimana. Poi una settimana di riposo. Ora sono pronto, gradualmente, a rientrare. Ho avuto modo di pensare, di riflettere, di rileggere la gerarchia della vita. Mi sono reso conto che spesso mettiamo in coda i valori più importanti: gli affetti; il tempo per sé. La cosa paradossale è che nella mia vita politica ho fatto cose diverse da quelle che avrei scelto. Ora mi è capitata un’esperienza che mi appassiona molto: fare il ministro della Cultura e del Turismo. Si vede che proprio adesso mi è arrivato il conto degli anni passati”.

Le avevano offerto altri ministeri, come la Giustizia?

“Io volevo il più importante: la Cultura. Qualcuno ha ironizzato: “Vuoi andare a divertirti”. In passato questo è stato considerato un ministero di serie B. Grave errore”.

“Nel mondo globalizzato ogni Paese investe su ciò che lo rende competitivo: le materie prime, la manodopera a basso costo. Noi dobbiamo puntare sulla storia, l’arte, il talento, la bellezza, l’intelligenza, la creatività. La bussola è l’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. In due righe i padri costituenti hanno previsto sia la tutela sia la valorizzazione. (…) La bellezza deve essere una condizione di crescita del Paese: non solo con il turismo, ma anche con la capacità di attrarre investimenti. (…) L’Italia ha le caratteristiche per diventare il Paese più attraente al mondo”. 

E Franceschini lancia la sua proposta:

“Dobbiamo aprire ai privati. Sia nella forma del mecenatismo, sia in quella della sponsorizzazione. (…) Sto lavorando perché diventi una convenzione-tipo. Individueremo venti siti, piccoli, medi e grandi, e chiederò a venti aziende, italiane e straniere, di farsene carico con un atto di liberalità, secondo le linee sperimentate della convenzione Ercolano. Non credo proprio che rifiuteranno. Sia il mecenatismo sia le sponsorizzazioni hanno un ritorno. (…) Si può anche riflettere sulla possibilità di coinvolgere i privati nella gestione di un museo o di un monumento. Qui però occorre cautela: bisogna evitare che si speculi su un bene che appartiene a tutti. Non illudiamoci: il nostro patrimonio è talmente vasto che il ruolo pubblico sarà sempre insostituibile. Ma i privati devono essere coinvolti più di ora”.

Ovviamente anche il suo ministero sarà toccato dai tagli della spending review…

Dovrò ridurre 32 posti di dirigenti di seconda fascia. Quella sarà la prima occasione per iniziare una riorganizzazione e razionalizzazione del sistema delle sovrintendenze; che però, non dimentichiamolo, applicano l’articolo 9. Penso anche a una nuova direzione generale per l’educazione alla cultura. Dobbiamo occuparci di più anche di arte contemporanea e architettura, in vista di un grande progetto di riqualificazione delle periferie urbane”.

 

Su Pompei dice:

“A Pompei vengono al pettine nodi irrisolti da decenni. (…) Vedremo di spendere bene i fondi europei, sapendo che su Pompei sono puntati i riflettori di tutto il mondo, con il rischio anche di esagerazioni: l’altro giorno è stato scoperto il cedimento di un tetto di calcestruzzo costruito negli Anni 80, e pure questo rischia di diventare uno scandalo…”.

Cazzullo gli fa notare che il parigino Louvre ha più visitatori di tutti i nostri musei statali messi assieme. L’Italia era il Paese con più turisti al mondo e ora è solo quinto, dietro Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina.

“Ma siamo il Paese più “desiderato”. Digitalizzeremo l’offerta: l’80% delle prenotazioni si fa online; siamo in grave ritardo. Lavoreremo di più con la Cina, l’India, il Brasile, gli altri Paesi emergenti. E riporteremo al governo e a un Enit riformato la promozione da fare all’estero, cambiando il titolo V. Affidarla alle Regioni è stato un errore”.

Ultima battuta su Matteo Renzi presidente del Consiglio: 

“Siamo un Paese conservatore, pigro, spaventato dai cambiamenti. A parole tutti vogliono cambiare, ma poi hanno paura di farlo davvero. Matteo è uomo di rottura, per età e per carattere. Il suo governo è il punto di rottura di incrostazioni e timori antichi. Dobbiamo dargli tutti sostegno convinto e tempo per lavorare”.