Debiti PA. I dubbi di Alessandro Penati: solo ora si pagano, nascosti per anni

Pubblicato il 31 Maggio 2013 - 04:22 OLTRE 6 MESI FA
Alessandro Penati

Alessandro Penati

Dopo una fiammata di qualche giorno, non si parla più del decreto sblocca debiti, per il pagamento dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione (PA).

Si è solo scoperto che della prima tranche decisa ora l’86% dei fondi andrà al Centro Sud.

Lo “sblocca debiti” è entrato sotto la lente di Alessandro Penati, che su Repubblica ne ha trattato “i troppi lati oscuri”. Sono molti, scrive Penati,

“i dubbi che la faccenda ancora solleva”

e li elenca, ponendo una serie di domande, a se stesso e ai lettori. Di alcune Alessandro Penati conosce bene il perché, alcune invece sono senza risposta, come la prima:

“perché solo ora, e in poco tempo, il Governo ha decretato il pagamento di debiti accumulati negli anni, quando mesi fa sembrava impossibile? È stata la Commissione Europea, di fatto, a deciderlo, […] Spaventata dalla profonda recessione in cui l’Italia si sta avvitando, di fronte all’incapacità della Bce di riavviare il credito, ma non volendo rinnegare esplicitamente l’austerità fiscale che le ha imposto, la Commissione ricorre al pagamento dei debiti pregressi per autorizzare di fatto una forte immissione di liquidità (2,5% del Pil), facendo finta che non si tratti della più classica delle politiche fiscali espansive”.

Attenzione, mette in guardia Alessandro Penati, perché

“il pagamento dei debiti della PA aumenterà il debito pubblico di 40 miliardi (portandolo oltre il 130% del Pil) [anche se di fatto]   non aumenta; è sempre stato più elevato del dichiarato. Lo Stato sostituisce debiti commerciali con titoli di Stato. Ma i primi non rientrano nel calcolo del dato ufficiale sul “debito pubblico”. Un debito, però, è un debito: che sia commerciale o un Btp, alla fine deve essere ripagato con le tasse dei cittadini. Il dato ufficiale non è quindi una rappresentazione veritiera ed esauriente dell’onere che grava sul futuro degli italiani”.

Che sia stato possibile, per tanto tempo “occultare” così tanto debito (forse anche 100 miliardi) è frutto della

“combinazione di regole contabili cervellotiche e di una gestione e controllo della spesa pubblica inefficiente. Le spese pubbliche sono contabilizzate per competenza, ma il debito per cassa.

“Tradotto: un Ente Locale fa una spesa prevista nel suo bilancio previsionale, quindi autorizzata dallo Stato; in quanto tale rientra nella spesa pubblica ai fini del calcolo del “deficit”. Se poi lo Stato taglia i trasferimenti (con il Patto di Stabilità) non fornendo i mezzi per pagare la spesa, l’Ente fa un debito; che però non viene contabilizzato: lo si fa solo nel momento in cui viene liquidato. Si spiega così perché i rimborsi della PA aumentino il “debito pubblico” del 2,5% del Pil, ma il deficit solo dello 0,5%”.

“A quanto ammonta questo debito sommerso? Nessuno lo sa. Possibile? E’ la prova che la gestione e il controllo della spesa pubblica sono un colabrodo”.