Energie rinnovabili: da gennaio 2014 stop agli aiuti al solare. Protestano ecologisti e aziende

Pubblicato il 28 Febbraio 2011 - 18:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il decreto taglia incentivi rischia di fermare gli aiuti alla produzione di energia solare dal gennaio 2014. Gli incentivi al solare fotovoltaico verrebbero infatti ‘tagliati’ a decorrere dal 1 gennaio 2014, o al raggiungimento del ‘limite’ fissato in 8.000 Megawatt di potenza. Questa la disposizione contenuta nella proposta di decreto – 43 articoli suddivisi in nove titoli – che dovrebbe essere portato all’esame del prossimo Consiglio dei Ministri.

La questione relativa agli incentivi viene trattata all’ articolo 23 (‘disposizioni transitorie e abrogazioni’) comma 11 lettera ‘d’ che abroga ”la trattabilita’ degli incentivi” a decorrere dal primo gennaio 2014 (norma contenuta all’articolo 7 del decreto legislativo n.387/03). Nel caso in cui – prosegue il testo del provvedimento – ”l’obiettivo per il solare fotovoltaico” fissato a 8.000 megawatt per il 2020 venisse raggiunto prima e’ ”sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico”. Questo – si legge nel decreto – fino a nuova ”determinazione” da parte del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Ambiente, sentita la Conferenza unificata.

Ambientalisti: no al decreto taglia solare. Fermare il provvedimento sulle rinnovabili che dovrebbe finire sul tavolo del consiglio dei ministri di mercoledi’. A chiederlo, oggi in una conferenza stampa tenuta sul largo marciapiede di fronte al ministero dello Sviluppo Economico, le associazioni ambientaliste (tra cui Legambiente, Wwf Italia, e Greenpeace) insieme con il mondo delle aziende e dei produttori (Assosolare, Aper, Asso energie future) denunciando ”l’inesorabile blocco delle fonti rinnovabili” che sarebbe prodotto dall’entrata in vigore di queste norme. Il nodo principale del decreto legislativo (in attuazione di una direttiva comunitaria) riguarda il ‘tetto-limite’ che verrebbe imposto dal provvedimento al solare fotovoltaico, che non permetterà più di percepire gli incentivi una volta che vengano raggiunti gli 8.000 megawatt totali di potenza.

Una soglia – spiegano i manifestanti – alla quale saremo vicini già questa estate, in base alle stime fornite dal Gse che parla di 7.000 megawatt a giugno 2011. Il risultato, secondo le associazioni e gli imprenditori delle rinnovabili, sarebbe uno stop agli incentivi che inciderebbe anche su quegli impianti in attesa dell’allaccio alla rete con ”conseguente perdita dell’ investimento”, oltre che su quelli in fase di progettazione che non avrebbero i finanziamenti dalle banche. I punti principali del provvedimento sono tre: ‘tetto’ al fotovoltaico a 8.000 megawatt; taglio retroattivo del 30% per gli incentivi per l’eolico; sistema di aste al ribasso per i nuovi impianti.

Produttori: decreto contrario alle norme. ”Il decreto legislativo si muove in aperto contrasto con lo spirito sia della direttiva”, che recepisce, sia della ”normativa italiana in essere”. In questo modo Assosolare, Asso energie future, e Grid parity esprimono le loro preoccupazioni per il decreto rinnovabili scrivendo una lettera indirizzata ai ministri dell’Economia Giulio Tremonti, dello Sviluppo economico Paolo Romani, e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.

”L’intervento del ministero dello Sviluppo economico e conseguentemente del consiglio dei ministri – affermano nella lettera – dovrebbe muoversi anche nel senso di considerare il mondo delle energie rinnovabili e del fotovoltaico come un volano di crescita imprenditoriale e della filiera nazionale”. Con quanto contenuto nel testo del decreto all’articolo 23 comma 11 lettera ‘d’ – dicono – e’ ”evidente che non vi sia alcuna intenzione di sviluppare e sostenere in alcun modo le fonti rinnovabili, come richiesto dalla normativa europea”.

La paura è che ”gli obiettivi comunitari di consumo di energia da fonti rinnovabili” siano stati identificati piu’ ”come soglie invalicabili che non come obiettivi da raggiungere”. A proposito dell’obiettivo degli 8.000 megawatt, c’è il ”rischio” che, una volta raggiunti, non vengano più ”riconosciuti incentivi nè agli impianti già autorizzati, con un effetto retroattivo, nè tanto meno a quelli in via di autorizzazione”. Inoltre, ”nell’immediato futuro” non si sa ”a quale tipo di regime incentivante gli impianti fotovoltaici potrebbero essere sottoposti entro il primo gennaio 2014, se si raggiungessero prima gli 8.000 megawatt”.

Romani: interrompere meccanismo degli incentivi. ”Bisogna interrompere un meccanismo” di incentivazione all’energia rinnovabile che ”è costato 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010 agli italiani”. Lo sostiene il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani che partecipa al confronto tra imprese lombarde e governo in corso all’Unione commercianti di Milano.

”Noi – ha spiegato – siamo un paese prevalentemente manifatturiero, molte aziende pagano l’alto costo dell’energia e il costo delle rinnovabili è sulle spalle dei cittadini italiani che in conto bolletta hanno pagato 20 miliardi di incentivi tra il 2009 e il 2010 in cambio del 4,5% di energia prodotta”. Secondo Romani, ”bisogna interrompere questo tipo di meccanismo”.