Patrimoniale e “condonone”: Berlusconi ci prova, la maggioranza ci pensa

Pubblicato il 7 Ottobre 2011 - 08:06 OLTRE 6 MESI FA

Foto LaPresse

ROMA – C’è una parolina che si sta facendo spazio tra i meandri della maggioranza: condono. Berlusconi ci sta pensando e si sta muovendo per soppesare l’impatto sull’opinione pubblica, stimare l’entità degli introiti che produrrebbe. Nel frattempo però, all’interno della maggioranza la discussione su un concordato di massa è già iniziata. Si tratterebbe di un’operazione per sanare le posizioni passate e che potrebbe bypassare il veto della Ue. Per il futuro, invece, si punta a sfruttare la delega fiscale nella quale il governo ipotizza l’entrata in vigore di un concordato preventivo biennale. Questa strada, anche secondo esponenti del Pdl, eviterebbe di varare un condono una-tantum, che inevitabilmente verrebbe stoppato da Bruxelles, ma avvierebbe un progetto di lungo termine.

Ad ogni modo il decreto sviluppo è ancora in stand by. Inizialmente atteso per giovedì prossimo, in concomitanza con la legge di stabilità, dovrebbe vedere la luce intorno al 19, al rientro del premier dal Consiglio Europeo di Bruxelles. Il motivo è semplice e lo hanno spiegato in modo disarmante lo stesso Berlusconi e il ministro del Tesoro Giulio Tremonti: i soldi. Il secondo vuole un decreto a costo zero, visto lo stato dei conti pubblici, il primo vuole invece metterci delle risorse. E in questo quadro, Palazzo Chigi e Tesoro, si spiega in ambienti di governo, stanno lavorando per trovare una equa soluzione e mettere a punto delle misure che possano liberare risorse puntando più sulla semplificazione.

Ma ciò che sembrerebbe premere di più in questo momento è proprio il condono. Se ne è riparlato, specie di quello edilizio, mentre Berlusconi avrebbe confidato di guardare anche lui a un ”condonone” (confidenza fatta ad alcuni parlamentari del Pdl ma che non ha trovato alcun riscontro in ambienti dell’Esecutivo) ma solo al termine di un percorso di riforme che riguarderebbe quelle fiscale e della giustizia.

Giovedì pomeriggio, dopo un vertice a Palazzo Grazioli del Pdl, viene deciso di rinviare ancora il varo del decreto. E non solo: a coordinare gli interventi sullo sviluppo non sarà più Tremonti ma il ministro Paolo Romani, che per questo ha annullato tutti i suoi futuro impegni, per lavorare al dossier. Insomma si cercano risorse da destinare a misure per la crescita, ed ecco che nel secondo incontro Berlusconi-Tremonti alla Camera a cui sono presenti dei deputati Pdl, più di uno tra essi dice: ”Presidente, potremmo fare un condono”. A parlare espressamente di due condoni, uno legato alla riforma fiscale, e di una patrimoniale soft è il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto.

Ci sono poi i parlamentari campani che spingono per una sanatoria edilizia. Tremonti non vuol sentire neanche la parola, perchè non vuole l’Ue e perchè la Corte di giustizia ci ha già puniti visto che dal condono 2002 è sfuggita l’Iva, che è il tributo da cui arrivano le risorse per l’Unione. C’è anche chi, come l’esperto Pdl di fisco Maurizio Leo, rilancia l’accertamento con adesione di massa. Uno strumento che già oggi esiste per il singolo contribuente e che verrebbe proposto a tutti. Ma i soldi potrebbero mancare non solo per il decreto sviluppo, bensì anche per tenere i conti a posto, come denuncia Mario Baldassarri (Fli), presidente della commissione Finanze del Senato.

Il Governo infatti nella Nota di Aggionarmento del Def non tiene conto dell’effetto recessivo delle due manovre estive, come pure indicava il Fondo monetario internazionale. Il Pil sarà più basso e minori saranno le entrate già nel 2012 e quindi mancheranno 20 miliardi. E sulle scrivanie di Berlusconi e Tremonti non sarà passata inosservata l’intervista alla ”Faz” del ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle: Berlino presenterà un piano in base al quale i Paesi in difficoltà perderanno parte della sovranità se non sono in grado di tenere il bilancio in equilibrio. Dopo le misure dettate dalla Bce ad agosto una ulteriore minaccia di commissariamento.