Deputati e senatori comprati dalla maggioranza? La Procura di Roma apre un’inchiesta

Pubblicato il 10 Dicembre 2010 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA

La procura di Roma ha aperto un fascicolo processuale sulla vicenda della presunta compravendita di parlamentari (in vista del voto di fiducia del 14 dicembre). L’iniziativa nasce ad un esposto fatto oggi da Antonio Di Pietro. Al vaglio dei pm c’è già un altro fascicolo aperto, sulla base di notizie di stampa, riguardante la presunta compravendita di senatori.

Il leader dell’Idv si è presentato al procuratore Giovanni Ferrara ed ha verbalizzato i suoi sospetti relativi alle posizioni di due deputati della sua formazione politica, Domenico Scilipoti ed Antonio Razzi, riservandosi di depositare nei prossimi giorni una memoria più articolata. Di Pietro, a quanto si è appreso, ha anche mostrato a Ferrara alcuni articoli di stampa dedicati alla questione. Quanto all’altro fascicolo, affidato al procuratore aggiunto Alberto Caperna, gli accertamenti sono partiti in seguito ad un servizio di Repubblica. Ora gli inquirenti dovranno valutare per quale ipotesi di reato procedere, anche se quella più compatibile con la presunta compravendita sembra essere la corruzione.

Tuttavia la materia che i magistrati di piazzale Clodio dovranno esaminare, da un punto di vista giuridico, non e’ di facile soluzione considerando che la Costituzione non riconosce ai parlamentari alcun vincolo di mandato. Allo stesso tempo gli inquirenti dovranno stabilire se possa configurarsi la corruzione, in presenza del nuovo orientamento di un parlamentare in cambio di un beneficio. Al riguardo non esiste giurisprudenza, anche se nel provvedimento di archiviazione (2008) della posizione di Silvio Berlusconi per un presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell’approvazione della Legge Finanziaria del governo Prodi, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l’ opposizione, fu citato il caso di un’interrogazione ”a pagamento” fatta da Paolo Cirino Pomicino per la quale il Parlamento non diede l’autorizzazione a procedere.

Il reato ipotizzato nei confronti di chi acquista e di chi vende voti sarebbe quello di corruzione. Ma non è da escludere anche quello di concussione.