Destra prova sfondamento, sospetto Conte quinta colonna. Meloni kingmaker dei No

di Lucio Fero
Pubblicato il 28 Gennaio 2022 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA
Destra prova sfondamento, sospetto Conte quinta colonna. Meloni kingmaker dei No

Destra prova sfondamento, sospetto Conte quinta colonna. Meloni kingmaker dei No FOTO ANSA

La notizia per il mattino del venerdì è che il Centrodestra (dentro il quale c’è tanta destra e molto poco centro) tenta oggi lo sfondamento e cioè vota in aula un suo candidato. Meglio dire candidata, perché si fa sapere (ma sarà vero fino all’ultimo?) che la persona votata dalla destra-centro per la carica di Presidente della Repubblica sarà Elisabetta Casellati ora presidente del Senato. Votata per diventarlo davvero Presidente della Repubblica? Più no che sì perché i 505 voti necessari probabilmente non li troverà. Però la strategia di Salvini prevede e contempla anche l’hai visto mai…

Il contarsi per…farsi passare la paura dell’Aula

Di certo il votare per un proprio candidato/a (chiunque alla fine dovesse essere, si fanno anche e ancora i nomi di Marcello Petra e Franco Frattini) serve stamane al centrodestra-destracentro per contarsi, per vedere davvero quanti dei circa 450 elettori di schieramento seguono davvero le indicazioni. Sembra poca cosa e invece…Invece serve a cercar di farsi passare la paura, paura dell’aula. Nessun leader di partito e di conseguenza nessun schieramento sa davvero se e quanti dei loro seguirà le eventuali indicazioni. I gruppi parlamentari e i partiti sono frammentati e friabili, non è solo questione di cosiddetti franchi tiratori, è che la rappresentanza parlamentare è fatta della stessa pasta molliccia del sistema politico. Insomma nessuno sa davvero se i “suoi” grandi elettori voteranno Presidente quel che gli accordi tra partiti dovessero indicare. C’è poi dell’altro nel tentativo di sfondamento della destra, o almeno si dice ci sia.

Conte, il più sospetto

Si dice ci sia una sorta, se non di intesa, di voglia comune di Salvini e Conte di far cadere il governo, anzi, per dir meglio, di sbarazzarsi di Draghi. Si dice ma appare assai improbabile e anche relativamente illogico. A Salvini Draghi premier serve come scudo, come bancomat, come garanzia della stabilità finanziaria ed economica del paese. Perché mai dovrebbe buttarlo giù? Eppure se davvero un candidato/a della destra-centro dovesse essere eletto/a capo dello Stato con i soli voti della destra-centro di conseguenza verrebbe giù la maggioranza che regge il governo Draghi e il governo stesso. Ci sono due Salvini in uno? Di certo ci sono molti Conte. Dei tanti l’unico sicuro e stabile è il Conte anti Draghi. Farebbe e fa di tutto perché Draghi non vada al Quirinale e attira su di sé il sospetto di far qualcosa perché Draghi vada via al più presto da Palazzo Chigi. Ha attirato perfino il sospetto di far da quinta colonna al tentativo di sfondamento previsto per oggi dal destra-centro. Sospetto indiziario, senza finora prove a suffragio.

Meloni ne blocca due: no a Mattarella e a Casini

Crescono i voti per Mattarella, per la sua riconferma. E’ il montare dell’angoscia di parlamentari che vedono sfarinarsi e decomporsi il tutto, è l’ansimare più o meno conscio del poco respirare delle istituzioni e del sistema politico. Mattarella bis davvero possibile? Solo alla disperazione istituzionale, solo alla conclamata impotenza delle Camere e solo se tutti, proprio tutti, lo chiedessero allo stesso Mattarella. Ma a Mattarella c’è solo un partito che ha detto chiaramente e preventivamente No, ed è Fratelli d’Italia della Meloni.

Meloni che ha detto un No anche a Casini, Casini che rappresenta la mediazione centrista possibile, là dove nessuno vince, nessuno perde e si va avanti lasciando le cose come stanno fino al 2023 quando ci sono le elezioni. Ma è proprio questo che Meloni non vuole: lasciare le cose come stanno. Meloni manderebbe Draghi anche al Quirinale pur di incassarne di deriva un possibile piano inclinato verso un governo debole, corto nel tempo e magari elezioni anticipate già quest’anno. Come che sia, Meloni sbarra due strade e la terza, Draghi presidente, è sbarrata da contingenti provenienti da tutti i partiti e al posto di blocco il più zelante e deciso è Giuseppe Conte.