Di Maio nel giardino dell’erba voglio: “Pretendo da Tria”. I 780 al mese per chi ha votato M5S

di Lucio Fero
Pubblicato il 19 Settembre 2018 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Di Maio nel giardino dell'erba voglio: "Pretendo da Tria". I 780 al mese per chi ha votato M5S

Di Maio nel giardino dell’erba voglio: “Pretendo da Tria”. I 780 al mese per chi ha votato M5S (foto Ansa)

ROMA – Di Maio nel giardino dell’erba voglio passeggia nervosamente. Dicono quelli della vecchia politica che l’erba voglio non cresca neanche nel giardino del re. Ma Di Maio di erba voglio ci vive, la respira, la inala, per lui l’aroma di erba voglio è come ossigeno. Nel giardino del re forse no, ma in quello del popolo Di Maio giura e ha grande fede l’erba voglio cresca eccome se cresce. E il popolo, soprattutto quello che ha votato M5S ormai sei mesi fa, di erba voglio vuole un mazzo, un covone, una robusta confezione. Insomma i 780 euro al mese del reddito di cittadinanza.

Il popolo elettore di M5S i 780 al mese li vuole. Altrimenti nel suo piccolo, come le formiche di un libricino fortunato, s’incazza. Pare il popolo elettore M5S si stia già innervosendo un po’, almeno così nei racconti di parlamentari (pardon, portavoce) M5S. Nessun ritiro di delega o cambiamento di idea, tanto meno pentimento, per carità. Però…i 780 al mese quando arrivano?

Di Maio è andato da Tria ministro dei soldi veri con in mano un vaso pieno pieno di erba voglio. E Di Maio ha detto a Tria: guarda, quante foglie, steli, guarda i colori…Tria ha guardato e ha detto: non vedo nulla, l’erba voglio è aria e comunque non ci stampo miliardi con l’erba voglio. Di miliardi veri, ecco: ci sono i due/tre che quelli di prima spendevano per il reddito di inclusione, ce ne metto un altro. E con quattro/cinque miliardi tu Di Maio fai quello che puoi, quello che si può.

Ma Di Maio con 4/5 miliardi i 780 al mese ai suoi elettori che li aspettano come pulcini aspettano cibo nel nido non li porta. Forse la metà, neanche. E quindi Di Maio ha detto a Tria, ha pronunciato il suo secco “Pretendo!”. Probabilmente Di Maio si attendeva che Tria pronunciasse il suo “Obbedisco!”.

Tria non l’ha pronunciato. Ma anche se Tria obbedisse, anche se Bruxelles si piegasse…

Di Maio vuole tra 15 e 20 miliardi in più. In più di cosa? Italia, debito pubblico abbondantemente sopra il 130 per cento del Pil. Quindi impegno dei governi di prima a deficit 2019 pari a 0,8 del Pil. Insomma fare deficit basso per non affondare nel debito. Italia del nuovo governo: voglia esplicita e ormai quasi ufficiale di raddoppiare il deficit, passando dallo 0,8 all’1,6 per cento. Qui  Tria si ferma.

Qui, all’1,6 per cento di deficit Tria si ferma non perché sia avaro o perché qui ci sia lo stop della Ue. Qui Tria si ferma perché qui ha calcolato sia il confine. Il confine oltre il quale per pagare, per finanziare il debito pubblico, per far compare a qualcuno i titoli di Stato italiani gli interessi diventerebbero così alti da mangiarsi i miliardi stampati a deficit. Il confine oltre il quale andare a debito non è affare ma è rimetterci. Il confine oltre il quale l’Italia diventa un posto dove rischiarli i soldi e non investirli.

Ma Di Maio non vive in questo mondo, Di Maio abita nel giardino dell’erba voglio. In fondo ci è nato e la sua personale biografia perfino sembra attestare che l’erba voglio esiste e funziona. Quindi Di Maio vuole un altro un per cento di deficit 2019 oltre l’1,6 per cento. Più o meno tra 15 e 20 miliardi. Di cui almeno la metà se non di più per portare i 780 euro al mese a casa soprattutto di chi ha votato M5S.

Di Maio pretende, questo il verbo scelto e volutamente usato. Pretende in nome dell’erba voglio e del suo insindacabile e infinito potere (dell’erba voglio). Quella che nel mondo delle caste non cresceva neanche nel giardino dei re. Ma è o non è l’era del cambiamento? A chi gli dice che deficit a 2,6 per cento del Pil è in automatico Italia in codice giallo se non rosso sui mercati finanziari, Di Maio replica con sguardo stupito e poco indulgente. Come quella regina che all’annuncio del vogliono pane quando pane non c’era replicava: date loro brioches, Di Maio alla conta dei miliardi che non ci sono replica: stampateli.