Diritti tv. Berlusconi salvo un altro anno, anche con la condanna

Pubblicato il 9 Luglio 2013 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Diritti tv. Berlusconi salvo un altro anno, anche con la condanna

Diritti tv. Berlusconi salvo un altro anno, anche con la condanna

ROMA – Diritti tv. Berlusconi salvo un altro anno, anche con la condanna. Berlusconi “salvato” con un anno di vita politica in più, Berlusconi “condannato” a sostenere il GovernoLetta  perché una maggioranza alternativa migliore di questa non esiste. Il complicato calcolo sulla prescrizione di alcuni reati commessi, secondo la sentenza, in 20 anni di attività continuativa, rischia, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, di vanificare alcuni effetti anche di una eventuale nuova sentenza sfavorevole in Corte di Cassazione, nella vicenda della compravendita dei diritti Mediaset giunta all’ultimo  grado di giudizio.

Seppure la Cassazione confermasse la condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale e alla pena accessoria di 5 anni di interdizione dai pubblici uffici (la morte politica) entro l’anno, tre circostanze concomitanti potrebbero allontanare un nuovo giudizio almeno per definire l’entità delle pene accessorie, appunto, per le quali decadrebbe da parlamentare a fine 2013 e non potrebbe ricandidarsi. Scrive Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera del 9 luglio:

A poter cambiare totalmente l’orizzonte politico sono tre elementi. Il primo è un complicato calcolo aritmetico-giuridico sui vari periodi di sospensione subìti dal dibattimento. Il secondo è l’imminente prescrizione, già prima del giudizio di Cassazione e per effetto della legge ex Cirielli di 8 anni fa, di una delle due annualità fiscali per le quali Silvio Berlusconi è stato condannato in Tribunale e in Appello a 4 anni di reclusione e a 5 di interdizione dai pubblici uffici. Il terzo è la conseguenza procedurale innescata da questa parziale prescrizione, e cioè un probabile nuovo processo d’Appello anche solo per ricalcolare la pena residua.

Respira Berlusconi, che rinuncia a barricate e adunate difficili sotto il sole, respira il Governo, perché su esiti e conseguenze della partita giudiziaria è solo spettatore. Gli attacchi al ministro Saccomanni (Gasparri e Brunetta i più scatenati) non vanno bene, Berlusconi frena un po’ anche sul ritorno a Forza Italia per rassicurare i suoi, la corda va tirata solo su Imu e eventualmente Iva, ma non per rompere.

Se non ci pensano i balletti tra Appello e Cassazione resta sempre la carta dell’amnistia, segnali di tensione, anche al Ministero, ci sono, e con l’Estate le carceri sono sistematicamente sul punto di esplodere. Rinnovando una tradizione estranea e nemica, Berlusconi di lotta e di governo ha bisogno di mantenere una tensione permanente a temperatura controllata. Nell’ombra si cementano altre larghe intese:

Il Pdl per il momento resta in guardia invece sulla legge elettorale, per evitare che il nodo venga affrontato e sciolto prima del pacchetto complessivo di riforme istituzionali. Eppure, una frase del ministro competente, Gaetano Quagliariello, ha aperto ieri un mezzo giallo. «Credo che lontano dai riflettori i partiti stiano cercando una soluzione» su una modifica condivisa della legge elettorale, sostiene facendo il punto settimanale sul lavoro dei saggi. Il fatto è che, interpellati, gli sherpa di Pd, Pdl e Scelta civica, negano qualsiasi passo avanti. Strategia o bluff?(dal retroscena di Carmelo Lopapa su Repubblica del 6 luglio)