Comincia con una riflessione sul «difficile periodo che abbiamo vissuto e su quel che ci attende» il discorso di fine anno di Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica, che parla dal suo studio al Quirinale, si sofferma subito sulla crisi economica , che aveva suscitato «preoccupazione» e «inquietudine per il nostro paese».
Ma oggi, sottolinea Napolitano «a un anno di distanza, possiamo dire che un grande sforzo è stato compiuto e che risultati importanti sono stati raggiunti a livello mondiale».
«Abbiamo vissuto mesi molto agitati – aggiunge Napolitano – sul piano politico ma ciò non deve impedirci di vedere come si sia operato in concreto da parte di tutte le istituzioni, realizzandosi, nonostante i forti contrasti, anche momenti di impegno comune e di positiva convergenza».
«Nello stesso tempo – prosegue il Presidente – nel tessuto più ampio e profondo della società si è reagito alla crisi con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità, da parte delle imprese, delle famiglie, del mondo del lavoro».
La società italiana, dice il presidente della Repubblica, ha reagito alla crisi «con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità». E le istituzioni, nonostante siano stati vissuti «mesi molto agitati sul piano politico» hanno realizzato «anche momenti di impegno comune e di positiva convergenza». Perciò, sottolinea Napolitano, «guardiamo con fiducia, con più fiducia del 31 dicembre scorso, al nuovo anno».
L’Italia ha pagato un prezzo alto alla crisi, afferma Napolitano che avverte che nel 2010 a rischio «è soprattutto l’occupazione».
Giorgio Napolitano traccia un bilancio di questa anno di crisi economica: «C’é stata una pesante caduta della produzione e dei consumi; ce ne stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell’Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi».
Napolitano ha aggiunto: «Si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose ma anche nelle aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile».
Per riuscire a superare la crisi e uscirne con un’Italia più giusta, avverte Napolitano, «occorre guardare con coraggio alla realtà nei suoi aspetti più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non possono più essere rinviate, e facendoci guidare da grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale». E la realtà, aggiunge, porta a guardare i problemi di coloro che hanno «avuto maggiori» problemi dalla crisi.
I più deboli, le fasce penalizzate, le famiglie con più figli minori, il Mezzogiorno, gli anziani: sono queste le priorità dell’Italia indicate da Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine d’anno. «Le indagini condotte anche in Parlamento ci dicono che nel confronto internazionale elevato è in Italia il livello della disuguaglianza e della povertà. Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti – afferma Napolitano – hanno continuato ad essere penalizzate da un’alta pressione fiscale e contributiva; più basso è il reddito delle famiglie in cui ci sono occupati in impieghi ‘atipici’, comunque temporanei».
«Le condizioni più critiche si riscontrano nel Mezzogiorno e tra i giovani – sottolinea il Capo dello Stato – Sono queste le questioni che richiedono di essere al centro dell’attenzione politica e sociale, e quindi dell’azione pubblica». L’economia italiana «deve crescere di più e meglio che negli ultimi 15 anni: ecco il nostro obiettivo fondamentale. E perché cresca in modo più sostenuto l’Italia deve crescere il Mezzogiorno, molto più fortemente il Mezzogiorno. Solo così, crescendo tutta insieme l’Italia, si può dare una risposta ai giovani che s’interrogano sul loro futuro».
Le richieste del Presidente della Repubblica per il 2010 sono quindi più crescita, più sviluppo nel mezzogiorno, più futuro per i giovani, più equità sociale. E’ quanto chiede il presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno spiegando che a tal fine ci sono riforme non più da rinviare.
«C’é una cosa che non ci possiamo permettere – avverte ancora Napolitano – correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di realizzarsi, di avere una occupazione e una vita degna nel loro, nel nostro Paese».
«Ci sono nelle nuove generazioni riserve magnifiche di energia, di talento, di volontà – spiega il Capo dello Stato – ci credo non retoricamente, ma perché ho visto di persona come si manifestino in concreto quando se ne creino le condizioni. Ho visto la motivazione, ho visto la passione di giovani, tra i quali molte donne, che quest’anno mi è accaduto di incontrare nei laboratori di ricerca; la motivazione e l’orgoglio dei giovani specializzati che sono il punto di forza di aziende di alta tecnologia; la passione e l’impegno che si esprimono nelle giovani orchestre concepite e guidate da giovani maestri».
E Napolitano conclude affermando di avere fiducia «nell’insieme delle giovani generazioni che stanno crescendo; a tutti i giovani la società e i poteri pubblici debbono garantire l’opportunità decisiva di formarsi grazie ad un sistema di istruzione più moderno ed efficiente, capace di far emergere i talenti e premiare il merito».
Napolitano passa quindi a parlare di riforme e mette in primo piano, tra le riforme indispensabili, quella degli ammortizzatori sociali e quella fiscale. La prima è chiamata a dare finalmente risposte di sicurezza e tutela a coloro che lavorano in condizioni di estrema flessibilità e precarietà, dice. Ma non servono “rattoppi”, aggiunge.. «Nel dibattito -prosegue il Capo dello Stato -ci deve essere anche una “rinnovata” presa di coscienza del “problema durissimo del debito dello stato».
Le riforme istituzionali e la riforma della giustizia, continua il Capo dello Stato, «non possono essere ancora tenute in sospeso. Da esse dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del paese». Napolitano inoltre aggiunge che le riforme istituzionali e della giustizia «non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche e da opposte pregiudiziali».
Napolitano si dice anche certo che sulle riforme «si andrà avanti» e che «non ci si bloccherà in sterili recriminazioni e contrapposizioni. Ho consigliato misura, realismo e ricerca dell’intesa per giungere a una condivisione quanto più larga possibile, come ha di recente e concordemente suggerito anche il Senato».
Solidarietà, dice Napolitano, significa anche comprensione e accoglienza verso gli stranieri che vengono in Italia, nei modi e nei limiti stabiliti, per svolgere un onesto lavoro o per trovare rifugio da guerre e da persecuzioni: le politiche volte ad affermare la legalità, e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia, non possono essere fraintese e prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni. Anche su questo versante va tutelata la coesione, e la qualità civile, della società italiana.
Qualità civile, qualità della vita : aspetti, questi, da considerare essenziali per valutare la condizione di una società, il benessere e il progresso umano. Per Napolitano «contano sempre di più fattori non solo di ordine materiale ma di ordine morale, che danno senso alla vita delle persone e della collettività e ne costituiscono il tessuto connettivo».
Napolitano poi afferma che è «necessario che si riscoprano e si riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi. Più rispetto dei propri doveri verso la comunità, più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani».
«In realtà – sottolinea – non è vero che il nostro paese sia diviso su tutto : esso è più unito di quanto appaia se si guarda solo alle tensioni della politica. Tensioni che è mio dovere sforzarmi di attenuare. E’ uno sforzo che mi auguro possa dare dei frutti, come è sembrato dinanzi a un episodio grave, quello dell’aggressione al Presidente del Consiglio : si dovrebbero ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico».
In conclusione, però, Napolitano si dice fiducioso.E dice :«serenità e speranza sento di potervi trasmettere oggi. Speranza guardando all’Italia che ha mostrato di volere e saper reagire alle difficoltà. Speranza guardando al mondo, per quanto turbato e sconvolto da conflitti e minacce, tra le quali si rinnova, sempre inquietante, quella del terrorismo. Speranza perché nuove luci per il nostro comune futuro sono venute dall’America e dal suo giovane Presidente, sono venute da tutti i paesi che si sono impegnati in un grande processo di cooperazione e riconciliazione, sono venute dalla nostra Europa, che ha scelto di rafforzare, con nuove istituzioni, la sua unità e rilanciare il suo ruolo, offrendo l’esempio della nostra pace nella libertà«.
«Questo è il mio messaggio -conclude – e il mio augurio per il 2010, a voi italiane e italiani di ogni generazione e provenienza che salutate il nuovo anno con coloro che vi sono cari o lo salutate lontano dall’Italia ma con l’Italia nel cuore».
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