'Ecco perché Penati va arrestato': i pm ricorrono al Riesame

Pubblicato il 26 Agosto 2011 - 20:26 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 26 AGO – Secondo i pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere l'arresto in carcere di Filippo Penati, ci sono gravi indizi che il dimissionario esponente del Pd avrebbe finanziato il suo partito con i soldi raccolti dalle tangenti.

Nella ventina di pagine dell'atto depositato dai pm contro la bocciatura della richiesta di arresto da parte del Gip, i magistrati inquirenti spiegano che emerge con evidenza dagli atti dell'inchiesta che l'imprenditore Piero Di Caterina ha sostenuto spese e versato soldi a favore di Penati nell'interesse del partito.

Il gip, infatti ha ritenuto che l'elemento probatorio di un pagamento da 2 milioni di euro a favore dell'ex presidente della provincia di Milano non sia sufficiente a far ritenere che quella somma sia finita nelle casse del Pd. Tuttavia, secondo i Pm, ci sono diversi elementi, tra cui anche un contratto e una lettera relativi a quel pagamento, che dimostrano il finanziamento illecito.

Inoltre i pm, nel loro ricorso, contrastano la tesi del gip che ha riqualificato il reato per Penati da concussione a corruzione, cosi' dichiarando gli episodi prescritti. Secondo gli inquirenti di Monza, infatti, non ci fu un rapporto paritetico tra Penati e gli imprenditori Di Caterina e Giuseppe Pasini, i quali vennero invece indotti a pagare le tangenti.