Il caso Milano: i mea culpa del Pdl, i mal di pancia della Lega

Pubblicato il 18 Maggio 2011 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Se il governo reggerà al tonfo elettorale milanese è ancora tutto da vedere se all’indomani dei risultati si contano già parecchi “distinguo”. Sono quelli di chi, soprattutto sulla sconfitta del Nord, non vuol mettere la faccia. E’ il giorno del rimpallo: di chi è la colpa? Tutti a prendere le distanze. E sono soprattutto i leghisti, certi di scontare una campagna elettorale personalizzata dal premier, basata sui processi. Ora bisogna dare una risposta alla base che affolla i centralini di Radio Padania, ed è quello che stanno cercando di fare i sindaci leghisti.

Flavio Tosi, primo cittadino a Verona, ha detto intervistato dal Corriere del Veneto che il crollo di preferenze è colpa del Pdl: “Ci fa perdere quando non ci permette di restare sulle cose concrete, sui programmi, sui problemi della gente. In questa campagna elettorale qualcuno ha parlato di questioni che non c’entrano nulla con le amministrative, usando toni marcati assolutamente fuori luogo”.

Matteo Salvini non è un sindaco, è un europarlamentare, ma è candidato a essere il vice della Moratti in caso di vittoria al ballottaggio. Nonostante questo è duro il commento sulla campagna elettorale: ”Si è sbagliato e va chiesto scusa ai milanesi. Se la Moratti avesse parlato delle cose fatte e da fare, se tutti fossero venuti a votare i risultati sarebbero stati diversi. E’ stato un errore. Inoltre, Pisapia ha fatto benissimo il suo lavoro”. Detto questo, ”di Pisapia non me ne può fregar di meno del passato. C’è il programma elettorale. Parliamo di quello. Se prendiamo il programma a pag.27 leggiamo che a Milano Pisapia vuole costruire un grande centro di cultura islamica. Dove? Questo la Moratti doveva chiedere. Chi se ne frega – ha continuato Salvini – dove ha rubato il furgone. Pisapia, dove lo fai il centro? Cosa vuol dire che il problema dei rom va risolto con l’autocostruzione di case? Quanto alle entrate si privilegerà il prelievo e il consumo sulla città: che significa? Chi paga di più, perché?”.

I mal di pancia della Lega non esauriscono la questione-rimpallo. C’è anche un altro filone, quello dei mea culpa del Pdl. Mea culpa non del leader Berlusconi che tanto si è speso per la campagna elettorale, ma di alcuni dei suoi. Il problema, sintetizza Prestigiacomo, è che ci sono alcuni “più berlusconiani di Berlusconi”, ossia chi ha spinto sull’acceleratore della polemica a tutti i costi. ”A volte l’aggressività della politica dell’invettiva ha finito per cancellare la politica del fare”, ha detto il ministro dell’Ambiente in una intervista al Messaggero. ”La vicenda giudiziaria, con il premier imputato contemporaneamente in quattro processi nel capoluogo lombardo – sottolinea il ministro – è inevitabilmente causa di toni accesi. Forse su altri fronti e da parte di altri protagonisti della campagna elettorale andavano evitati attacchi gridati che non sono consoni al nostro elettorato moderato milanese”. Quanto ai rapporti dentro il Pdl, Prestigiacomo ammette che ”forse bisognerebbe evitare di sentirsi più berlusconiani di Berlusconi”.

Sul caso Milano tanto ha pesato la voce che vedeva i ciellini, ossia l’area cattolica vicina al governatore lombardo Formigoni, come i disertori dell’urna. Sono stati loro, si è detto, ad affossare Berlusconi non andando a votare. E ora anche Formigoni si aggiunge alla lista di quelli che chiedono scusa: “Il caso Milano – aggiunge – esiste. Il dato qui è stato largamente al di sotto delle aspettative” e dimostra che ”tenere i conti in ordine non basta”. Una ”fetta dei nostri elettori non è andata alle urne. Dobbiamo parlare con franchezza” e dire ”abbiamo capito il vostro disagio, scusateci”.