Emanuela Romano a processo: avrebbe falsificato un’autocertificazione

Pubblicato il 15 Dicembre 2011 - 13:23 OLTRE 6 MESI FA

CASTELLAMMARE DI STABIA (NAPOLI) – Emanuela Romano va a processo per false attestazioni: la co-fondatrice del club “Silvio ci manchi” è stata citata in giudizio, scrive Vincenzo Iurillo su Il Fatto Quotidiano, perché avrebbe falsificato un’autocertificazione. La Romano dal 2011 è componente del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni): secondo l’accusa avrebbe scritto il falso in un’autocertificazione presentata in occasione della nomina in seno al comitato, omettendo di svolgere un ruolo non compatibile con quello che sarebbe andata a ricoprire.

Secondo il pm Giancarlo Novelli, titolare del fascicolo, quando si candidò alla poltrona di componente del Comitato, la Romano avrebbe fatto un’autocertificazione nella quale asserì di non trovarsi in alcuna delle condizioni di incompatibilità previste dalla legge regionale. Invece, in quel periodo, era assessore alle Politiche sociali del Comune di Castellammare di Stabia, carica espressamente indicata dalla legge come condizione di incompatibilità.

Inoltre, scrive Iurillo, per l’accusa “non è stato sufficiente dimettersi dalla giunta stabiese subito dopo essere stata eletta nel Corecom. Per la Procura, le dimissioni le ‘blindano’ la permanenza nell’organismo regionale (la nomina non può essere annullata), ma non le evitano un processo per la falsa attestazione”.

Oltre alla Romano, prosegue Iurillo, “per lo stesso reato è indagato anche un altro componente del Comitato, Andrea Palumbo; nel suo caso, la condizione di incompatibilità è rappresentata, per la procura, dall’avere svolto il ruolo di consulente di direzione aziendale, marketing e sviluppo del gruppo di emittenti Tele A, Tele A+ e Tv Capital”.

La Romano era balzata agli onori delle cronache per aver partecipato alla scuola politica del Pdl a via dell’Umiltà in vista delle elezioni europee del 2009 (era nella lista di quelle che furono definite “euroveline”) e perché il padre tentò di darsi fuoco davanti palazzo Grazioli quando Berlusconi decise di non candidare Alessandra per uno scranno a Bruxelles.

Fu sempre lei, nel 2006, a fondare con Francesca Pascale, ex velina di “Telecafone” e oggi consigliera provinciale Pdl, il club “Silvio ci manchi”, per sostenere la rielezione di Silvio Berlusconi, durante il governo Prodi.