Epidemia, i dati Lombardia: Non bariamo, quereliamo. Ma è un casino, come quei 400 sms

di Lucio Fero
Pubblicato il 29 Maggio 2020 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Epidemia, i dati della Lombardia: Non bariamo, quereliamo. Ma è un casino, come quei 400 sms

Epidemia, i dati Lombardia: Non bariamo, quereliamo. Ma è un casino, come quei 400 sms (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Epidemia, i dati della Lombardia. C’ è da fidarsi? Sì, sono dati onesti. Ma anche no, sono dati incasinati.

Lo spiega di primo mattino a Radio 24 il responsabile dell’Azienda Sanitaria della Regione Lombardia.

In una lunga e argomentata intervista De Micheli fornisce elementi a sostegno dell’assenza di ogni programmatico “aggiustamento” dei dati relativi a contagi e tamponi. Insomma spiega e argomenta come la Regione non bari e non abbia barato sui numeri per mostrare un’immagine dell’epidemia in Regione più rosea (o meno nera) della realtà.

Con fermezza (la Regione ha annunciato querela verso la Fondazione Gimbe che ha avanzato il dubbio sull’affidabilità dei dati, non solo lombardi ma della quasi totalità delle Regioni) si respinge e si smonta nell’intervista il sospetto di dati volutamente abbelliti.

Ma dati pasticciati…può essere. Spiega, ricorda, ammette e spiega ancora l’uomo della Azienda Sanitaria della Lombardia come tutta la macchina amministrativa fosse tarata ad esempio su un conteggio dei deceduti ogni x mesi, se non addirittura annuale. Stessa macchina che si è trovata a fronteggiare centinaia di morti al giorno e non per un solo giorno.

Raccolta dati farraginosa e affrettata, acqua alla gola costante per settimane su tutta la macchina amministrativa. Quindi nessuna carta o numero truccati da Regione Lombardia sui suoi dati epidemia. Però concreta possibilità e di fatto ammissione che trucco no ma casino sì.

Sì, casino: sovrapposizione, confusione, accavallamento, dispersione dei dati. Questo sì, questo è stato possibile e l’uomo della Sanità regionale lombarda non fatica a riconoscerlo.

Casino e anche qualcosa in più a voler chiamare le cose con il loro nome. Come quei “circa 400” (la cifra la dà lo stresso De Micheli) sms partiti dall’Azienda sanitaria legione Lombardia in cui si avvertiva il destinatario di essere entrati a contatto con un positivo a coronavirus quindi…

Quindi non era vero, erano sms sbagliati e presto corretti da smentita con tante scuse. Scuse sì e anche veloci, ma quei 400 sms non erano 400 avvisi di divieto di sosta.

Sono state 400 comunicazioni ad altrettanti cittadini, comunicazioni di pericolo per la propria salute, comunicazione di possibile contagio. Con tutte le conseguenze (e i danni) che una simile comunicazione può portare in una casa, in una famiglia.

Quattrocento volte un errore tremendo. Certo, il casino. O lo tsunami o il terremoto o ogni altra calamità cui gli amministratori lombardi hanno paragonato l’epidemia in Lombardia. 

Errori, tanti, qualcuno di troppo, figli del casino, dello tsunami, del terremoto. Una ricostruzione finalmente realistica, era quasi impossibile non sbagliare e il senno di poi impartisce ingiuste lezioni. Però per due mesi due e ancora e ancora e ancora Fontana e Gallera, Gallera e Fontana ogni giorno e ogni sera andavano e vanno dicendo che ogni cosa, scelta, accadimento e decisioni prese da Regione Lombardia erano e sono le migliori del mondo.

Serviva, serve davvero la propaganda di parte e di partito a contrastare l’epidemia? O non di eccessivo indulgere al propagandare si è trattato ma, più semplicemente e drasticamente si è trattato della sproporzione tra grande epidemia e piccoli uomini?