ROMA – “Buonanotte popolo!”. Con questo saluto il carbonaro Angelo Targhini si congeda dal popolo romano un attimo prima di essere ghigliottinato nel film di Luigi Magni “Nell’anno del signore”. Storia vera, battuta forse inventata, ma che ben descrive la miopia di un popolo che invece di agognare la libertà e schierarsi a fianco dei carbonari, strepita e freme per la gioia e l’eccitazione di poter assistere ad un’ennesima esecuzione capitale. Da quei fatti sono passati quasi due secoli, ma il popolo non è molto maturato. O almeno questo è quello che pensano molti dei politici che ci rappresentano. La campagna elettorale per i prossimi ballottaggi ne è la testimonianza. Poco o nulla si è sentito dire infatti in questi giorni quanto a programmi ed idee. Mentre invece molto si è detto, anzi urlato, per confondere e blandire il popolo ritenuto quantomeno ingenuo. L’ultima brillante proposta è stata quella del ministro Calderoli “spostiamo il Quirinale da Roma”.
La raccolta delle esternazioni, delle proposte, delle idee lanciate dai due schieramenti in lizza nei prossimi ballottaggi, anche se a dire il vero gli autori delle sparate vengono quasi esclusivamente da un unico “lato” del contendere, quello di centrodestra, lasciano trasparire una bassa concezione che quegli uomini politici hanno dell’elettorato. A suo tempo fu Berlusconi a dire che l’elettore è un alunno di scuola media, e neanche di “quelli dei primi banchi”. Ma, stante l’ultima campagna elettorale, l’alunno pigro e tardo è stato declassato ad analfabeta a vita.
“Le posso anche anticipare che nella prossima manovra noi cominceremo a tagliare anche quei sancta sanctorum fin qui mai toccati, dalla presidenza della Repubblica a tutti gli organi costituzionali.(…) Io voglio spostare anche da Roma la presidenza della Repubblica” ha dichiarato Calderoli in un’intervista al Corriere della Sera. Così, oltre all’idea di trasferire i ministeri smistandoli tra Nord e Sud, idea lanciata, contestata, smentita e “ricacciata” negli ultimi giorni, ora la Lega propone di spostare anche la sede della Presidenza della Repubblica. Utilità per i cittadini di simili manovre? Nessuna. Trattasi di operazioni di facciata dal facile effetto sull’elettorato. Ministeri a Milano uguale più voti per la Moratti, questa l’equazione immaginata dal centrodestra. O almeno da una parte di esso. Non una politica di investimenti, riforme o simili. Una bella sparata col botto e gli elettori son contenti.
Questa del Quirinale non è però che l’ultima delle sparate pre ballottaggi. Sempre a Milano è saltato il concertone previsto per la chiusura della campagna del sindaco uscente Moratti, i cantanti hanno dato forfait. E su tutti si è tirato indietro Gigi D’Alessio, “minacciato”. Minacciato da chi, minacciato di che? Mistero.
Nel capoluogo lombardo si gioca la partita politicamente più importante e nel capoluogo lombardo si trova il maggior numero di episodi di questa campagna elettorale destinata al popolo… diciamo ingenuo. Il bestiario va dalle signore bene travestite da zingare che fanno campagna pro Pisapia, ovviamente per danneggiarlo in quanto “amico dei rom”, sino alle “Brigate Pisapia”, passando per la moschea di Sucate. Per quanto concerne le signore/zingare non è importante sapere se è vero che si siano effettivamente travestite da rom per screditare il candidato del centrosinistra o se la notizia sia stata al contrario inventata ad arte. In entrambi i casi il messaggio è lo stesso. Cambia, casomai, solo il confezionatore del messaggio. Quel che non cambia è l’idea che l’elettore ci possa credere: o alle “rom” che fanno campagna per Pisapia o a quelli di Pisapia che si inventano le rom.
Ma non si vota solo a Milano, altra piazza importante in ballo è Napoli. E nel capoluogo campano, guarda caso, si trovano altri simpatici esempi di presa in giro dell’elettore. Lettieri va male? Pronti! Esercito a Napoli per ripulire le strade ed arginare così l’emergenza rifiuti. Due giorni di raccolta e poi dell’esercito si perde ogni traccia. E poi piazza Plebiscito, cuore di Napoli, luogo ideale per chiudere degnamente una campagna per l’elezione a sindaco. Tutti la vorrebbero, De Magistris come Lettieri. E allora la si usa a turno, prima tu e poi io, anzi no. Tira e molla di richieste e concessioni che genera solo l’ennesima bagarre tra i due sfidanti. Monta la bolla dello “Scippo di Piazza Plebiscito”.
Rileggendo all’indietro i quotidiani di questi giorni che precedono i ballottaggi bisogna sudare non poco per trovare qualche notizia, qualche riga, qualche parola pronunciata sui programmi dei vari contendenti. Ci si riesce, a fatica, nelle pagine di cronaca locale o sui piccoli quotidiani. Ne parlano, raramente i candidati e, occasionalmente, qualche esponente politico di non primissimo piano. Ma, mano mano che si sale la scala gerarchica della politica, le notizie di questo tipo, gli argomenti così concreti semplicemente spariscono.
Il principe di questo tipo di campagna elettorale fatta per slogan urlati, di scarsa utilità e di dubbia credibilità, come la pubblicità, è da sempre Berlusconi. Ne ha fatto un marchio e un vanto e con questo modus operandi ha vinto più e più tornate elettorali, ribaltando anche pronostici nerissimi. Lezione sembra appresa alla perfezione oggi anche da molti altri politici che hanno fatto della “sparata” anche il loro pezzo forte ma lezione che, forse, comincia ad aver recepito anche il popolo ingenuo. A Napoli hanno perso il conto di quante volte il problema rifiuti sia stato debellato. Ma la palma della “balla elettorale” va senza dubbio alla storia dei finti impiegati del Comune di Milano che si fermavano qua e là per la città a prendere le misure per la costruzione della “Moschea più grande d’Europa”. Una sequenza rubata di peso dal film “Amici miei”. Solo che lì era uno scherzo per paesani creduloni, erano finti impiegati pubblici che terrorizzavano tracciando nell’aria il tracciato di una strada che avrebbe sventrato case. A Milano a qualcuno è apparsa un’idea furba, una gran trovata. Partendo dal presupposto che il milanese elettore, quello che dovrebbe votare a destra contro la moschea, possa essere anche lui come gli elettori di sinistra secondo Berlusconi: “Senza cervello”. Anzi, come disse qualche anno fa il premier: “Coglioni”.
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