Farefuturo: “Berlusconi? E’ un rospo che non diventa principe”

Pubblicato il 13 Agosto 2010 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

”C’era una volta un rospo con un grande e ammaliante sorriso. Potrebbe cominciare così la storia dei rapporti tra Berlusconi e la politica italiana”. Lo scrive il periodico online della Fondazione Farefuturo (www.ffwebmagazine.it). ”Si, perchè quel rospo – continua l’articolo – incontrato quasi per caso diciassette anni fa, aveva fatto credere alla destra politica che una volta baciato si sarebbe trasformato in un elegante principe senza macchia, pronto a liberare la principessa Italia, assediata da uomini senza scrupoli, che per cinquant’anni l’avevano violata. Sfidando batracofobie, resistenze ideologiche, storie personali, questo rospo è stato baciato per piu’ di tre lustri. Molti italiani ci avevano fatto linguetta a lungo, perche’ a quella profezia fiabesca ci avevano creduto. Ma adesso – prosegue – il responso è inappellabile: il rospo è rimasto rospo (senza grinze, pero’, perche’ il bisturi fa miracoli), impossibilitato a essere principe dal perpetuo conflitto di interessi con la sua natura di anfibio. Qualcuno si e’ stufato di baciarlo e la principessa Italia non e’ salva affatto, anzi. Il principe machiavellico non e’ mai arrivato e gli effetti del buon Governo si sono visti, se si sono visti, solo a sprazzi”.

E ora, ”chi si è stufato, però, di baciarlo ancora non ha la minima intenzione. La fiaba non avrà il lieto fine. Punto. E chi continua ancora a volerlo far credere, forse dovrebbe essere svegliato quanto prima dal pluridecennale incantesimo. Il principe valoroso e senza macchia non esiste, forse non è mai esistito. Ci avevano creduto. Ci hanno provato. Oggi si sono arresi. Hanno raggiunto la consapevolezza che non è più tempo di favole. Anzi, forse sì. C’è l’ultima favola da portare a termine. C’è qualcun altro da baciare, oggi, ed è quella principessa Italia di cui parlavamo all’inizio. Dorme profondamente, forse anche per colpa del rospo. O forse no”.

Il magazine della fondazione finiana passa poi alla querelle tra “Il Giornale” di Vittorio Feltri e Gianfranco Fini. “Leggetevi bene l’editoriale di oggi di Vittorio Feltri – scrive Ffwebmagazine – è un passaggio importante. Ma non per l’ennesima ‘rivelazione’ sui cinquanta metri quadri di Montecarlo, quanto per il senso complessivo della riflessione del direttore del Giornale. Che è, in sostanza, una ‘sterzata’. Insomma la vera notizia è che Vittorio Feltri smentisce se stesso. E mentre lo ‘scandalo’ monegasco viene derubricato a ‘questione di galateo’, i riflettori del Giornale tornano ad accendersi sullo scandalo vero, sul peccato originale di Fini e dei finiani, sul vero cuore della questione: la colpa del dissenso”.

E così, secondo il periodico “ritornano i toni e i contenuti dell’ormai famoso documento di espulsione: colpirne uno per educarne cento (e chissà chi sarà il prossimo), punire i ‘traditori’, mettere alla gogna chi si è macchiato del reato di lesa maestà, eliminare, tra gli schizzi di fango e con metodi che non è poi così esagerato definire dittatoriali, l’avversario. Dunque in un colpo solo Feltri smentisce se stesso, conferma le profezie di Giorgio Stracquadanio (che invocava il ‘trattamento Boffo’ per Gianfranco Fini), e rivela il piano politico su cui si è innestata la sua campagna di killeraggio mediatico. Dimostrando anche – continua l’articolo – di aver preso in giro i suoi lettori. Perché le firme raccolte con tanto strepito, usando come specchietto per le allodole la questione di una eredità privata, si rivelano per quello che sono: strumento di una lotta politica tutta interna al centrodestra. Per imbavagliare il dissenso”.