Parla Favata: “consegnai io a Berlusconi i nastri su Fassino e Consorte”

Pubblicato il 12 Maggio 2010 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti, Fabrizio Favata, l’uomo indagato perchè nel 2005 avrebbe consegnato a Silvio Berlusconi la registrazione di una conversazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte sulla scalata al Bnl. Parla ai magistrati e porta i nastri, raccontando che quando Berlusconi sentì la voce di Fassino disse: “Grazie, ve ne sarò eternamente grato”. Dal giorno dopo il Giornale di Paolo Berlusconi iniziò una dura campagna contro Fassino pubblicando proprio quell’intercettazione.

Ma quella gratitudine mostrata dal premier non ha dato i frutti sperati e così Favata, oggi caduto in disgrazia, indagato e senza lavoro, rispolvera la storia davanti al pubblico ministero milanese Massimo Meroni, portando con sè 3 registrazione a supporto della sua versione.

La storia inizia nell’ottobre 2005. Roberto Raffaelli, a capo della Rcs (Research Control System), ha l’incarico per conto della procura milanese di intercettare Consorte. In un incontro con Favata gli fa ascoltare il nastro della chiacchierata con Fassino, dalla quale sarebbe emerso un accordo tra il manager e il politico sulla scalata a Bnl (“abbiamo una banca?”, chiede Fassino), un’ operazione finanziaria che invece sarebbe dovuta rimanere segreta.

Raffaeli e Favata si rivolgono così alla famiglia Berlusconi: prima a Paolo, editore del Giornale, e poi anche  a Silvio Berlusconi. Si incontreranno, tutti e 4, ad Arcore, alla vigilia di Natale 2005. Un incontro breve, nel quale Favata e Raffaelli fanno ascoltare il nastro ai fratelli Berlusconi. Favata racconta che quando il premier ascolta la voce di Fassino, si illumina e dice: “Grazie, la mia famiglia vi sarà grata in eterno”. Il giorno dopo, punutale, inizia una campagna stampa contro Fassino ad opera del Giornale, che pubblica parte di quelle intercettazioni.

La gratitudine del premier non dura a lungo però. Fabrizio Favata lavorerà come consulente a Iptime, società di proprietà di Paolo Berlusconi liquidata nel 2007. Da allora naviga in cattive acque e dice: “Spero che qualcuno possa offrirmi un lavoro, la possibilità di riscattarmi, di mettere al riparo la mia famiglia, altrimenti sarò costretto a vivere come un senza fissa dimora”.