Federalismo e “Responsabili”: trattative e promesse, inizia la settimana decisiva per Berlusconi

Pubblicato il 10 Gennaio 2011 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi a caccia di soluzioni

Lunedì 10 gennaio ovvero fine delle vacanze anche per il Parlamento. Per Silvio Berlusconi il tempo stringe e gli obiettivi da centrare sono due: allargamento della maggioranza e via libera al federalismo. Altrimenti ci saranno le urne che vogliono dire: spesa, risultato probabile di sostanziale ingovernabilità e Paese esposto, senza una guida, alla crisi dell’Unione Europea. In mezzo almeno altre due tappe decisive per la tenuta dell’esecutivo: la mozione di sfiducia contro il ministro della Cultura Sandro Bondi e, soprattutto, il pronunciamento della Consulta sulla questione del legittimo impedimento.

I numeri, ad oggi, non sono dalla parte del premier. La maggioranza alla Camera è ai minimi termini e il premier ha bisogno di una soglia “di sicurezza” con almeno una decina di deputati in più. I primi rinforzi dovrebbero venire dal cosiddetto gruppo dei “responsabili”, quello schieramento nato attorno all’ex finiano Silvano Moffa e a Francesco Pionati. Quello che ancora è da chiarire è il prezzo politico e la consistenza numerica dei “responsabili”. Con loro, questo è certo, alla quota minima di 325 non si arriva. Bisogna ancora lavorare anche se Berlusconi ripete ad ogni occasione la ricetta dell’ottimismo e spiega che i “numeri ci sono”.

Quello che non c’è, invece, è il quoziente familiare che tanto gioverebbe al riavvicinamento tra Berlusconi e l’Udc di Pierferdinando Casini. Il premier lo vorrebbe, come vorrebbe spesa per alzare un po’ i consensi. Dall’altra parte però c’è “mister no” Giulio Tremonti che risponde sempre allo stesso modo: “Non ci sono i soldi”.

Altra rosa piena di spine è quella del Federalismo. Da martedì sarà tempo di confronto in bicamerale e Udc e Fli puntano ad una profonda revisione del testo. Tra i più attivi è il finiano Mario Baldassarri che ha chiesto un “federalismo serio”. La Lega non chiude la porta e per mezzo di Calderoli risponde: “Parliamone”. Anche perché, numeri alla mano, non ci sono alternative al dialogo anche perché in commissione bicamerale si è in sostanziale parità di voti e trattare è necessario. Non a caso il ministro Altero Matteoli parla di “proposte di buon senso” mentre lo stesso Calderoli si preoccupa di “rassicurare” il Sud e rilascia un’intervista al Mattino in cui spiega che “Napoli avrà quanto Milano”.

Baldassarri chiede, tra le altre cose, che parte dell’Iva venga destinata ai Comuni; Cesa, invece, non transige sul quoziente familiare. La convergenza, al di là delle “aperture” più o meno di circostanza, sembra tutt’altro che scontata.