Fiducia a Monti senza Pdl, rappresaglia contro Passera. Prove di crisi governo

Pubblicato il 6 Dicembre 2012 - 12:19 OLTRE 6 MESI FA
Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera. Contro di lui rappresaglia dei senatori Pdl. Prove di crisi di governo (Foto Lapresse)

ROMA – Alta tensione al Senato dove si respira aria di crisi. Da una parte il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, che aveva definito il ritorno in scena di Berlusconi “non un bene per il Paese, dall’altra la ritorsione dei senatori Pdl che serrano i ranghi e dicono al ministro: “Non votiamo la fiducia al tuo decreto”. Pur garantendo però il numero legale, lo assicura il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri. Ma la capogruppo Pd al senato Anna Finocchiaro, dopo aver richiamato tutti i suoi a partecipare al voto in Aula , parla di crisi di governo: “Se Monti non ha più la maggioranza dovrebbe salire al Quirinale”. Il decreto poi è passato, senza il sì del Pdl ma intanto lo spread torna a risalire e tocca quota 324.

Il decreto al Senato è passato con 167 votanti. Di questi hanno detto sì in 127, no in 17, 23 sono stati gli astenuti. La maggioranza era di 84. Gran parte dei senatori del Pdl ha deciso di non votare. Sono in tutto 13 i senatori del Pdl che hanno partecipato al voto di fiducia sul decreto Sviluppo per non far mancare il numero legale. Per avvallare l’operazione ”salva votazione” tra i 13 ci sono il capogruppo Maurizio Gasparri e il vice capogruppo vicario Gaetano Quagliariello. Gli altri senatori sono: Boscetto, Casoli, Castro, Cursi, Cutrufo, De Eccher, De Lillo, Fazzone, Grillo, Totaro, Zanoletti. In dissenso dalle decisioni del gruppo, hanno negato la fiducia a Monti i senatori: Giacinto Boldrini, entrato in Senato il 10 maggio di quest’anno, Antonio D’Alì, presidente della commissione Ambiente, e Giuseppe Esposito. Mentre, sempre in dissenso, hanno invece votato la fiducia Giuseppe Pisanu e Giuseppe Saro. Dopo il voto Beppe Pisanu ha sottolineato: “E’ indispensabile che il presidente del Consiglio prenda atto di quanto è successo e faccia i passi necessari almeno per ricostituire nella sua consistenza numerica la maggioranza che è venuta meno”.

Maurizio Gasparri nel suo intervento era stato abbastanza chiaro nel dettare la linea: “Il Pdl non parteciperà al voto di fiducia sul decreto sviluppo e ciò al fine di segnalare il passaggio del nostro gruppo ad una posizione di astensione nei confronti del governo”. Cambio di posizione, dunque, all’indomani del ritorno in campo di Berlusconi. E’ così che rispondono al Cavaliere che davanti ai vertici del suo partito si è lasciato andare ad un lungo sfogo, per avergli voltato le spalle fino a quel momento. Il lungo j’accuse del premier altro non era che una strategia per costringere il partito a venire allo scoperto?

Sembra quasi che le parole del ministro Passera siano un pretesto. Una rappresaglia che ha il sapore di una prova tecnica, in vista di una futura crisi di governo. Troppo permalosi i senatori Pdl che prendono la parola in Aula al Senato. Carlo Giovanardi parla di “giudizio pesantemente negativo che il ministro ha dato dell’esperienza del governo Berlusconi di cui io ho fatto parte”. Antonio Battaglia aggiunge: “Non è possibile che Passera sfiduci il capo del mio partito, che è il primo partito in questo Parlamento”. Altero Matteoli di più, chiede le dimissioni del ministro e aggiunge: “Passera non può offendere il leader di un partito che ha governato il Paese. Credo che oggi si sia superato il limite e non parteciperò al voto”. Paolo Scarpa Bonazza Buora sottolinea che “al ministro del non sviluppo il Pdl ha consentito di fare il ministro per 12 mesi e non è più tollerabile che i ministri insultino chi consente a loro di governare”. Invece il senatore Beppe Pisanu (Pdl) ha votato a favore della fiducia posta sul governo decreto Sviluppo, contrariamente al resto del gruppo.

Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, commenta così la decisione del Pdl di non parytecipare al voto: “Siamo all’irresponsabilità allo stato puro. Qualcuno ci vuole riportare alla follia di dove eravamo”. Poi insinua: “Così è tornato Berlusconi”.

Commenta così il presidente del Senato, Renato Schifani: “La presidenza non può che auspicare punti di intesa che favoriscano la fine della legislatura con la massima condivisione”. E  nel chiudere i lavori dell’Aula fino a martedì prossimo aggiunge: “E’ un fatto non indifferente, informerò il presidente della Repubblica” assicurando che per parte sua ”non si sottrarrà sul da farsi”.

“Il Pdl ha trasferito la confusione dentro di sé ad una confusione di sistema e questo rischia di tradursi in non affidabilità per il Paese”, avverte il segretario Pd, Pier Luigi Bersani. Per il Pd ”non si è ancora in campagna elettorale”, ha aggiunto.

Queste le esatte parole usate dal ministro Passera, in merito alla possibile ricandidatura a premier, per la sesta volta, di Silvio Berlusconi: “Qualunque segnale che faccia pensare all’estero che l’Italia torni indietro invece che fare passi avanti è controproducente”. Poi ha aggiunto: “Non posso entrare nelle dinamiche dei singoli partiti ma come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti. Tutto ciò che può fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro non è bene per l’Italia”.

Il premier Mario Monti, in un intervento video al congresso Pde a Bruxelles ha detto che il suo governo ha ”lavorato sodo non solo in Italia” per mettere il nostro paese ”in sicurezza e per evitare che dall’Italia si propagassero nuovi incendi all’Eurozona”. E aggiunge di pensare ”che in buona misura ci siamo riusciti”.