Penati, i pm: “Si è comportato da delinquente matricolato”

Pubblicato il 26 Agosto 2011 - 11:06 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Filippo Penati secondo i giudici si è comportato da “delinquente matricolato”. I pm di Monza constatano: “È desolante constatare come un uomo politico con importanti incarichi istituzionali passati e presenti (sindaco di Sesto San Giovanni, presidente della Provincia di Milano, portavoce del segretario del Partito democratico e vicepresidente del Consiglio tegionale) adotti le stesse cautele di un delinquente matricolato”.

Sono due le circostanze che hanno portato i pm a formulare questo giudizio. La prima è è una passeggiata di Filippo Penati a metà maggio sotto la sede della Regione Lombardia con il costruttore Giuseppe Pasini, proprio uno dei due imprenditori che a quell’epoca lo stavano già accusando davanti ai magistrati. Il 16 maggio Pasini racconta alla GdF di aver incontrato, a una cena sociale della Bcc di Sesto San Giovanni, “la ex moglie di Penati che mi ha detto che suo marito voleva parlarmi”. D’accordo con gli inquirenti, Pasini fissa per il giorno dopo un appuntamento. Penati non si siede con lui al bar, ma gli parla camminando (il che impedirà ai militari di registrare la conversazione): “Caro Giuseppe – sostiene Pasini d’essersi sentito dire – so che ti hanno chiamato a Monza (i magistrati, ndr ) per conoscere qualche cosa della situazione e vorrei sapere che cosa hai detto e in particolare se ti hanno chiesto di me”. Poi Penati avrebbe aggiunto: “Lei, Giuseppe, sa che io non ho preso una lira, sa che io di quattrini non ne ho. Di Caterina sparla di me, ma lei sa che non è vero niente, lui ha preso i soldi per sé”.

Poi, scrive ‘Il Corriere della Sera’, a giugno alcune intercettazioni secondo il gip Magelli hanno fatto “emergere la perdurante disponibilità di Penati, anche in epoca recente, ad intervenire nell’interesse di Piero Di Caterina (l’altro imprenditore che dice di aver dato per anni soldi a Penati, ndr) per soddisfarne le richieste di un suo diretto intervento sui sindaci dei Comuni” (come Cinisello Balsamo) con i quali l’azienda di trasporti di Di Caterina aveva “difficoltà nelle concessioni del trasporto pubblico”.