Finanziaria, nessun voto nella notte

Pubblicato il 7 Dicembre 2009 - 08:49 OLTRE 6 MESI FA

La Finanziaria si decide nella notte. Sono iniziati poco dopo l’una e trenta di questa notte i lavori della commissione Bilancio della Camera sulla Finanziaria, con circa 5 ore di ritardo rispetto al calendario originale, ma non hanno portato a nessun risultato.

Dopo una nottata nella quale non c’è stato alcun voto, infatti, le opposizioni hanno chiesto di riferire al presidente della Camera Gianfranco Fini sullo stato dell’arte del provvedimento. La seduta è stata dunque sospesa, riprenderà alle 10.30 e non è escluso che le opposizioni abbandonino i lavori della Commissione.

«Abbiamo chiesto di riferire a Fini – sottolinea il capogruppo del Pd in commissione Pierpaolo Baretta – sullo stato dell’arte: abbiamo discusso tutta la notte e non abbiamo fatto nemmeno un voto. C’é uno stallo completo in commissione». «Dopo che avremo parlato con Fini – aggiunge Gian Luca Galletti dell’Udc – decideremo sul da farsi».

Il provvedimento giuridico che regola la vita economica del paese non sembra essere particolarmente seguito dai media, che preferiscono concentrare l’attenzione sul vertice sul clima di Copenaghen o sul No B-day contro Silvio Berlusconi.

Proprio queste però sono le ore decisive per la Finanziaria da 8,9 miliardi di euro per il 2010 che nella commissione Bilancio alla Camera troverà probabilmente la sua versione definitiva. Dopo il passaggio in commissione, infatti, è quasi certo il ricorso alla fiducia per il voto in Aula, e la blindatura dovrebbe riproporsi poi al Senato per evitare una quarta lettura difficile da inserire nel calendario di fine anno. Tutto ruota attorno al maxi-emendamento presentato dal relatore Massimo Corsaro (Pdl), che riscrive gli articoli 2 e 3 del disegno di legge accogliendo i correttivi proposti dal governo nei giorni scorsi.

L’opposizione ha ridotto i suoi emendamenti a circa 200, il Pdl ha ritirato i suoi e lo stesso ha fatto la Lega che si era riservata una valutazione su questo. Al momento appare comunque improbabile che governo e maggioranza possano accogliere le proposte di modifica dell’opposizione.

Attualmente in aula sta intervenendo il relatore, Massimo Corsaro, sul complesso degli emendamenti dell’opposizione. Poi si dovrebbe iniziare a votare dall’emendamento del Pd per il sostegno alla famiglia (primo firmatario Dario Franceschini). Sempre il relatore ha annunciato la riformulazione del comma del maxi emendamento che destina i fondi dello scudo fiscale: 30 milioni (20 per il 2010 e 10 per il 2011) andranno agli affari esteri per le sedi internazionali mentre nuove risorse arriveranno per il rinnovo contrattuale dei circa 100 operai a tempo determinato del Corpo forestale.

Nel testo torna l’obbligatorietà dei tagli alle giunte e ai consigli di comuni e province, necessari a trovare i risparmi da 229 milioni in tre anni di cui saranno alleggeriti i trasferimenti agli enti locali, mentre i sindaci trovano il rimborso integrale, a partire dal 2009, per l’Ici abolita sull’abitazione principale. Senza copertura rimangono però i 350 milioni che i comuni non hanno incassato nel 2008, e che ancora non sono stati indennizzati dagli assegni statali.

Sempre nel capitolo enti locali, saltano le compensazioni per le utility colpite dalle multe Ue sugli aiuti di Stato e la possibilità di rimborsare i volontari che si impegnano nelle ronde per la sicurezza urbana: l’addio a questa norma è accolto con soddisfazione dal sindacato autonomo di Polizia, che per bocca del segretario generale Nicola Tanzi ringrazia il presidente della Camera Gianfranco Fini.

Confermato invece il super-Fisco per le Regioni interessate dagli extradeficit sanitari: se i piani di rientro dal debito non saranno presentati in tempo o si dimostreranno troppo deboli, scatterà il commissariamento e le aliquote Irap e Irpef dovranno crescere rispettivamente dello 0,3% e dello 0,15%, superando anche i tetti massimi previsti dalla legge. Sui 2,4 miliardi aggiuntivi per i fondi sanitari, concordati pochi giorni fa da governo e regioni, i governatori dovranno probabilmente aspettare un prossimo provvedimento.