Fine vita volontaria non è omicidio del consenziente: non sparate sulla Corte!

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Febbraio 2022 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA
Fine vita volontaria non è omicidio del consenziente: non sparate sulla Corte!

Fine vita volontaria non è omicidio del consenziente: non sparate sulla Corte! FOTO ANSA

Rabbia, delusione, perfino sdegno per la sentenza della Corte Costituzionale che non ammette il referendum detto sull’eutanasia. Sentimenti tanto mal riposti quanto comprensibili nel contesto di una pessima informazione e scarsa consapevolezza della natura del referendum stesso, nonché della funzione della Corte Costituzionale e perfino dell’oggetto specifico della decisione.

Tremendo effetto della iper semplificazione in perfetta buona fede si tende a sovrapporre come fossero identica cosa il diritto ad una fine volontaria della propria vita senza esser per questo perseguiti dallo Stato e la depenalizzazione dell’omicidio del consenziente. Già, perché il referendum non era eutanasia Sì, eutanasia No con questo quesito sulla scheda. Era un referendum che abrogava la punibilità dell’omicidio del consenziente. Due scelte, due cose, due azioni assai diverse quelle di aiutare un malato terminale a porre fine alla sua vita volontariamente e quella di rendere non punibile l’omicidio del consenziente.

La buona fede del cittadino, la cattiva ignoranza della propaganda

Il cittadino è comprensibile non colga la differenza sostanziale, il cittadino comprensibilmente equipara e mescola eutanasia, fine vita, libera scelta e, sondaggi alla mano, è favorevole a nutrita maggioranza all’idea che ognuno possa disporre appunto con libertà della propria fine vita. Il cittadino che così pensa ha ragione e ha ragioni per averla. Ragione che al cittadino è stata data più volte dalla stessa Corte Costituzionale che ha emesso a suo tempo sentenza secondo la quale, a certe e precisate condizioni cliniche, aiutare a morire un malato sofferente si può e non è reato. La Corte Costituzionale ha detto al cittadino come e quado si può e ha detto al Parlamento entro quali confini avrebbe dovuto e dovrebbe legiferare in materia. E’ la Corte Costituzionale che con le sue sentenze ha rimesso, a certe condizioni cliniche, il fine vita nelle mani del cittadino.

La pubblica opinione, il cittadino comune è comprensibile non distingua tra fine vita e omicidio consenziente, referendum abrogativo e nuova legge…Ma la cattiva ignoranza della propaganda questa no, non è, non sarebbe obbligatoria, non dovrebbe essere una legge della comunicazione politica e giornalistica. Il referendum non ammesso dalla Corte Costituzionale abrogava parti della legge vigente e quindi non statuiva un diritto a disporre della propria fine vita ma depenalizzava appunto l’omicidio del consenziente. E questo ne sarebbe risultato ambito troppo ampio  a seguito di una depenalizzazione di un comportamento senza normare lo stesso comportamento.

Chi, come il consenziente?

A questa fondamentale domanda ad esempio il referendum non dava risposta. A questa fondamentale domanda la risposta dovrebbe venire da una legge che questo Parlamento non sa e non vuole fare. L’esultanza dei “devi soffrire perché la vita non è roba tua” è quella di una Curva tifosa ed è mal riposta (oltre che alquanto indecorosa) perché la Corte Costituzionale non ha rimesso la scelta individuale sul fine vita nelle mani dei sacerdoti o dei Carabinieri, La delusione, la rabbia e lo sdegno di chi vuole l’affermarsi di un diritto civile sono per così dire fuori fuoco. La Corte Costituzionale ha detto col non ammettere il referendum che non si può depenalizzare l’omicidio di consenziente punto e basta. Con quel punto e basta per via referendaria si rischia di depenalizzare il fine vita anche di chi può non trovarsi in condizioni socio-culturali-psichiche tali da consapevolmente scegliere. Non sparate sulla Corte prima di aver coscienza e conoscenza della differenza tra fine vita, suicidio assistito, eutanasia, omicidio del consenziente.