La barzelletta di Silvio sull’incontro-barzelletta Fini-Berlusconi

Pubblicato il 13 Maggio 2010 - 15:52| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi, si sa, si esprime al meglio con le barzellette e l’altro giorno ne ha raccontata una ai consiglieri regionali Pdl del Lazio. Eccola: “Ero con Sandra Mondaini, mi ha costretto a fare la comunione. C’era un prete, allora vado a confessarmi. Gli dico: ho peccato, c’è quella storia di Noemi che non è vera, ma ci sono poi altre situazioni… Alla fine chiedo: che devo fare per penitenza? E lui mi risponde: lasci perdere, con le penitenze alla quale (in italiano sarebbe a cui, ma Berlusconi raccontava in fretta) la costringono Fini e quegli altri…”. Le cronache fedeli nel racconto della barzelletta non dicono se i consiglieri Pdl del Lazio hanno riso o no e con quale intensità. E’ lecito supporre si siano sganasciati per genuino divertimento e purissimo dovere d’ufficio. Non fa tanto ridere la barzelletta di Berlusconi anche se, a suo modo, celebra un genere: la “barzelletta-verità”. La comunione, i peccati, la storia di Noemi non vera, le altre situazioni… spezzoni di verità presidenziali mischiati alla barzelletta parabola politica, cioè la storia con Fini.

Troppo “leggero” il premier che la butta in barzelletta? Stavolta no, stavolta la realtà è più comica e grottesca di qualsiasi barzelletta. Infatti le “gazzette e gli oracoli del Palazzo” informano: da Fini stava andando Verdini, insieme ad altri due. Ma tra i due non c’era La Russa e nessuno degli ex An che stavano con Fini ma ora stanno con Berlusconi. E allora questi si turbano e dicono: veniamo anche noi. Dibattito e decisione drastica: va solo Verdini. Ma Fini Verdini non lo vuol vedere perché non ha nulla da dirgli. Verdini era sicuro di avere un appuntamento con Fini che in agenda l’appuntamento non lo aveva. Berlusconi allora riflette e comunica: da Fini ci vado io, ma non adesso.

Ma che ci dovevano andare a fare tutti o nessuno da Fini? A “fare la pace”. Ma spunta un biglietto scritto di suo pugno da Fini durante una seduta alla Camera: “Fare pace? Fare finta!”. Montecitorio e i suoi cronisti si agitano: è un biglietto di guerra. Poi si scopre che lo scritto si riferiva alla Serbia e al Kosovo, come documenta e giura il portavoce di Fini. Autorevoli fonti fanno frattanto sapere che Verdini non si è “offeso” perchè Fini gli ha fatto sapere: “No, tu no”. Gasparri e La Russa non negano e non confermano pensosi di aver detto: “Vengo anch’io”. Verdini statista commenta niente meno: “Vedremo”. Questa è la cronaca della realtà dell’incontro preparato, sussurrato, mancato, annunciato, sventato, la cronaca del “Ciccio mi tocca, toccami Ciccio” tra Berlusconi e Fini. Una cronaca-barzelletta. Stavolta Berlusconi-barzellettiere ha fatto solo il fedele cronista.