Fini alza la posta: e spunta l’ipotesi Tremonti

Pubblicato il 11 Novembre 2010 - 21:37 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

Dicono che il nome di Giulio Tremonti sai stato buttato li’ all’improvviso, tra un sorso di spremuta d’arancia e sorrisi di circostanza. Sono passate da poco le 11 e, nel suo ufficio al primo piano di Montecitorio, Gianfranco Fini gioca la carta del ministro dell’Economia per convincere il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ad affondare Berlusconi e a varare un governo di transizione. E’ la mossa che non ti aspetti, quella che, al di la’ delle dichiarazioni ufficiali, rimescola gli scenari e rende le cose ”molto più complicate”, come ha detto lo stesso Fini ai suoi deputati.

Le dimissioni di Berlusconi, che a Perugia il presidente della Camera aveva brandito come un’ascia, non bastano più. Futuro e Libertà alza l’asticella: chiede l’allargamento dell’esecutivo all’Udc e tenta il Carroccio anche con il nome del ministro amico, l’unico che alle orecchie della Lega potrebbe suonare come garanzia per l’attuazione del federalismo. Una sorta di cambiale in bianco, sulla quale riscrivere insieme anche la legge elettorale per non restare fuori dalla partita. Temi che non lasciano Bossi indifferente. Da sempre.

Non è un caso, quindi, che i bene informati abbiano descritto un Senatur fedele al Cavaliere, ma pronto a spogliarsi dei panni del mediatore per indossare quelli dell’esploratore, attento a scrutare l’orizzonte politico per portare a casa le riforme a lui tanto care. Ecco perche’ al piano di sopra, quando all’ora di pranzo si riunisce lo stato maggiore del Pdl, l’allarme e’ stato immediato. Berlusconi e’ in collegamento telefonico da Seul, impegnato al G20 insieme con gli altri potenti della Terra, e ai suoi generali ribadisce tutta la propria diffidenza per Fini. E spiega perche’ non ha nessuna intenzione di accettare l’ipotesi di una crisi pilotata che passi attraverso le sue dimissioni.

Troppo rischioso, perche’ la nuova destra liberare di Fini potrebbe decidere di opporsi al suo governo bis impedendo cosi’ di fatto al Capo dello Stato la possibilita’ di affidargli un nuovo incarico. Passano tre lunghissime ore, al termine delle quali il vertice tra ministri, coordinatori e capigruppo azzurri scelgono cosi’ una ”posizione compatta e coesa” contro qualsiasi ipotesi di governo senza Berlusconi premier. ”Chiunque voglia coltivare ipotesi diverse – e’ la decisione del Pdl – dovra’ passare dal verdetto della sovranita’ popolare”.

Si va avanti, dunque, anche se non si sa per quanto ancora, tra mille variabili e pochissime certezze. Bisogna aspettare il ritorno in Italia di Berlusconi, valutare le sue eventuali mosse. Con la certezza, ribadita dai finiani, che, in assenza di dimissioni del premier, Futuro e Liberta’ ritirera’ la sua delegazione dal governo. Senza aprire, pero’, la crisi sulla legge di stabilita’, che potrebbe far passare, forse con la sua astensione. A quel punto, pero’, la sfiducia a Berlusconi sembra quasi scontata.