Il Gianfranco Fini che arriva in conferenza stampa è deciso e non cerca neanche di nascondere il disappunto per il documento che ha scritto la rottura definitiva col Pdl.”Ieri sera in due ore e senza possibilità di dare spiegazioni sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare”. Nel suo breve discorso alla stampa, durato solo pochi minuti e senza possibilità di domande da parte dei giornalisti presenti, il presidente della Camera legge le accuse che gli sono state rivolte dal partito.
‘Sono stato ritenuto colpevole – spiega Fini – di ‘stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del governo’, ‘critica demolitoria alle decisioni del partito’, ‘attacco sistematico al ruolo e alla figura del premier”’. ”Inoltre – prosegue – avrei ‘costantemente formulato orientamenti’ e persino, pensate che misfatto, ‘proposte di legge che confliggono col programma elettorale”. L’irritazione di Fini è evidente, segno che le parole durissime scritte ieri dal suo partito hanno sorpreso anche lui.
Fini spiega che con il suo nuovo gruppo parlamentare, che ormai ha i numeri sia per la Camera che per il Senato, intende difendere valori fondamentali, evidentemente “traditi” dalle ultime mosse del governo e dalle inchieste che hanno coinvolto alcuni suoi rappresentanti. ”Legalità – ha insistito Fini – intesa nel senso più pieno del termine, cioè lotta al crimine come meritoriamente sta facendo il governo, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole”. ”E’ un impegno che avverto come preciso dovere – ha aggiunto Fini – anche per onorare il patto con quei milioni di elettori del Pdl onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, e non capiscono perche’ nel nostro partito il garantismo, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità”.
Dopo la risposta al duro attacco di ieri, non sono mancati alcuni fondamentali chiarimenti: prima di tutto Fini non si dimetterà dalla presidenza della Camera, poi l’annuncio che non mancherà, da parte del nuovo gruppo (“Futuro e Libertà”), l’appoggio al governo.
“Mi arriva anche l’invito a dimettermi perchè manca la fiducia come presidente della Camera. Ma non darò le dimissioni perchè a tutti è noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e la imparziale conduzione dell’attività della Camera, non deve certo garantire la sola maggioranza che lo ha eletto”, ha detto Fini. “Berlusconi ha una visione poco democratica, come l’amministratore delegato di un’azienda”.
“Il gruppo che nascerà dai deputati e senatori che hanno lasciato il Pdl è formato di uomini e donne liberi che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta saranno prese scelte nel solco del programma elettorale e lo contrasteranno se le scelte saranno ingiustamente lesive dell’interesse generale”.
“Ieri è stata scritta una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana. Ciò tuttavia non ci impedirà di preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e di continuare a costruire un Futuro di Libertà. Per l’Italia”, così ha concluso Fini.