Il Giornale: “L’imbroglio di Fli all’assalto del premio di maggioranza”

Pubblicato il 17 Novembre 2010 - 19:46 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini

Se il governo Berlusconi dovesse cadere e si formasse il governo tecnico, quei deputati eletti con il premio di maggioranza previsto dall’attuale legge elettorale si dovrebbero dimettere? La risposta è negativa e lo spiega al ‘Giornale’ il costituzionalista Paolo Armaroli, già deputato di Alleanza Nazionale. In Italia chi tradisce la volontà popolare nel corso della legislatura non rischia assolutamente nulla. L’articolo 67 della Costituzione, infatti, stabilisce che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Il ‘Giornale’, quindi, sottolinea come, secondo questa norma, non solo non si dimetterà nemmeno un deputato ma che i finiani, “colpevoli” della crisi di governo, approfitteranno proprio di questo premio di maggioranza stabilito dal “porcellum” per rimanere seduti ai loro posti. Si legge sul quotidiano milanese: “Teoricamente, se il governo legittimamente eletto venisse rovesciato in aula, il premio di maggioranza dovrebbe essere ricalcolato, estromettendo o, comunque, punendo i ribaltonisti. Per intenderci: in alcuni sistemi elettorali il cambio in corsa non è permesso. Se un deputato, per qualunque ragione, si dissocia dal partito che lo ha candidato, il seggio viene revocato immediatamente e la parola torna agli elettori, che possono premiare o punire il ribelle. In Italia, invece, la cosa è diversa. E questo spiega la tranquillità di Fini e dei suoi 45 parlamentari. Possono fare quel che vogliono, persino appropriarsi di fette consistenti del premio di maggioranza”.