Fini, Casini e Rutelli: “prove tecniche” di “terzo polo”. I tre complici e ammiccanti ai festeggiamenti per l’Unità d’Italia

Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 15:20 OLTRE 6 MESI FA

Prove di “terzo polo” tra Francesco Rutelli, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini? L’ipotesi è stata avanzata da Alessandra Longo in un articolo pubblicato su Repubblica. Lo spunto è venuto dalla disposizione dei tre esponenti politici alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia: “Eccoli insieme, da sinistra a destra, solo rispetto alla platea: Francesco Rutelli, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini. Flash di fotografi, ronzio di telecamere in una sala romana noleggiata dai liberaldemocratici per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Prove di terzo polo all’insegna del Risorgimento. «Lo chiamate terzo polo? – scherza Casini – direi piuttosto primo polo, non metteteci già in fondo alla classifica!»”.

L’atmosfera, spiega la Longo, rende bene l’idea di complicità tra i tre: “Clima di ammiccamenti, persino di baciamano (Rutelli omaggia così l’avvenente Daniela Melchiorre, già diniana, presidente di Ld), voglia di dialogo, di riflessione comune. «Non vedo perché la ricerca di ciò che unisce debba essere considerata un tradimento di chissà quale messianico mandato ricevuto dagli elettori», mette le mani avanti Fini, avvisato dell’ultima, velenosa battuta di Di Pietro. Immagine plastica di una cosa che forse nasce, forse no. Intanto fa parlare. Rutelli (Api), il più entusiasta, parla di «un’area che si sta formando, di un incontro tra uomini politici che sono stati parte di schieramenti diversi e adesso hanno sempre più punti importanti in comune. E’ tempo di unire coloro che erano lontani». Casini evoca solennemente, stante la «crisi etica gravissima », la necessità di un «Patto per la Nazione», di «una fase nuova»: «E’ finita un’epoca, è finito un governo». Berlusconi si dimetta, incalza il leader Udc, «dia il suo contributo con senso di responsabilità»”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, spiega la giornalista di Repubblica, anche il presidente della Camera: “Parole che ricalcano, si sovrappongono, a quelle di Fini alla convention umbra di Futuro e Libertà. Terzo polo, o quel che sarà, se sarà, per salvare l’Italia dalla «malattia del separatismo», avverte Casini, denunciando la classe dirigente: «Stanno scherzando con il fuoco». Rutelli gli fa da controcanto, e sollecita la platea: «Ma vi pare normale che il presidente della Repubblica debba ogni settimana evocare il rischio di una frattura?». Va da sé, la mozione di sfiducia, a chiusura dell’epopea berlusconiana, ci sarà: «La presenteremo – assicura Casini – non importa quando e con quante firme. Prima va approvata la finanziaria, spero senza irresponsabili meline»”.

Il leader di Futuro e Libertà si può anche permettere di citare lo slogan che rese celebre Obama: “C’è allarme, ma Fini ruba il veltroniano “Yes we can”, ce la possiamo fare: «L’Italia può farcela, qui non siamo declinisti di professione». Occorre uscire dal tunnel, «dalla logica schmittianadello scontro, del nemico. Il ping-pong è colpa tua/no è colpa tua ha stancato gli italiani. Il Paese ha bisogno di una stagione di riforme». Casini, Fini, Rutelli: come Garibaldi, Mazzini, Ricasoli… Italo Tanoni, coordinatore nazionale dei Lib-dem, che non ha mai visto tante telecamere tutte assieme, si esalta: «Dobbiamo proseguire il cammino iniziato da Cavour! In questa sala, oggi, ci sono i massimi esponenti moderati del Terzo Millennio». Applaudono educati i Lib-dem arrivati con le bandiere di partito che, timidamente, lasciano arrotolate (non c’è mai l’occasione), orgogliosi comunque di assistere all’evento politico del giorno”.