Fini e Casini preparano la “sfiducia congiunta”: e se Berlusconi si dovesse dimettere prima del 14?

Pubblicato il 1 Dicembre 2010 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini preparano l’assalto finale a Berlusconi con la mossa della “sfiducia congiunta”. I due ne hanno parlato nell’ennesimo incontro a Montecitorio. L’atto di sfiducia sarà presentato con molta probabilità giovedì 9 e sottoposto alla firma preventiva di tutti i deputati futuristi, Udc, Api e Mpa. Tutti insieme sono 83. Venti in più di quanto ne occorrono per la presentazione. Nessuno a quel punto potrà tirarsi indietro quando il 14 dicembre il presidente del Consiglio Berlusconi si sottoporrà al responso della Camera.

Secondo i calcoli che si fanno a Palazzo Chigi, di voti certi il governo ne avrebbe non più di 312. Ma i toni delle valutazioni di Berlusconi sono cambiati. Forse anche per quei sondaggi riservati, perfino quelli della fidatissima Alessandra Ghisleri, che danno il Pdl in forte calo, vicino a quota 25 per cento. “Sono sereno” dice Berlusconi. “Sereno perchè sto facendo tutto quello che potevo fare: resto convinto che alcuni finiani non mi voteranno contro e così qualche esponente dell’opposizione”. Ad Alfredo Biondi e al senatore Enrico Musso, entrambi con un piede fuori ma poi ritornati a Palazzo Grazioli, ha confidato di essere intenzionato a rilanciare il partito: “Torneremo allo spirito liberale di Forza Italia nel ’94, il 14 dicembre segnerà un nuovo inizio”. A prescindere dalla fiducia. Se poi non otterrà il via libera alla Camera, “allora si voterà a marzo. E alle urne ci andremo in ogni caso”.

Sempre martedì tra le file delle opposizioni e di Fli in Transatlantico il vento sembrava aver cambiato direzione. Il presidente della Camera Fini un segnale ben preciso lo ha già lanciato lunedì sera, parlando a porte chiuse ai suoi. “Presenteremo la sfiducia, è l’unica strada”. Alle “colombe” Menia, Moffa, Consolo, incerti su cosa bisognerà fare dopo il 14 dicembre, ha spiegato il concetto ripetendolo due volte: “Inutile ragionare ora di terzo polo e alleanze. Guardate che abbiamo elementi abbastanza precisi che ci inducono ad escludere che si vada alle elezioni anticipate”.

Finiani e centristi prendono in considerazione solo due ipotesi: un nuovo governo di centrodestra allargato a loro ma con un premier diverso, pur indicato da Berlusconi (e Letta resta l'”indiziato” principale) oppure il governo di solidarietà nazionale allargato a tutti. A quel punto sarà Napolitano ad individuare, tanto più in una situazione di emergenza, il nuovo timoniere super partes. Fini e Casini non lo dicono, ma non escludono nemmeno che qualora la loro mozione raccogliesse oltre 80 firme, allora il premier potrebbe presentarsi dimissionario al Colle anche prima del 14.

Incertezze sul forfait dei suoi il presidente della Camera sembra non averne più. “Sto lasciando sfogare i miei, ma quel giorno saranno tutti con me”.