Fini a Mirabello: “Non rientreremo nel Pdl ma sì a un patto di legislatura”

Pubblicato il 5 Settembre 2010 - 18:30 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini

L’atteso discorso del presidente delle Camera Fini, intervenuto a chiusura della Festa di Futuro e Libertà a Mirabello, vicino Ferrara.

19.50 Con il canto dell’inno nazionale si conclude l’intervento di Fini a Mirabello.

19.45 “C’è chi mi ha detto: aspetta, che fretta hai, sei più giovane. Ma io penso che bisogna cercare di dare un senso alla politica, nel nome delle nostre idee, facciamolo cercando di ricordare quando avevamo 18, 20 anni quando non pensavamo ancora di entrare in parlamento, quando non dicevamo: aspetta non lo dire, è permaloso. Se uno non è in grado di impegnarsi per le sue idee o non valgono niente le sue idee o non vale lui come uomo. Le idee contano, per un partito autenticamente europeo, liberale, per quel partito va avanti la lotta di un partito come Fli”.

19.41: “Servire lo Stato significa servire il nostro popolo, continuiamo quindi la lotta contro ogni forma di criminalità, compresi i reati dei colletti bianchi, contro ogni impunità. Parliamo di un codice etico per chi ha cariche pubbliche, cosa è lecito e cosa non lo è. Ma anche cosa è opportuno e cosa no”.

19.37 “Facciamo una proposta sul quoziente familiare: chi ha più figli o anziani a carico avrà una pressione fiscale inferiore. E parliamone in parlamento, coinvolgendo l’opposizione, per vedere se ci sono idee, se il concetto di interesse nazionale ha fatto breccia. Il rilancio dell’economia sta a cuore a tutti”.

19.31 “Ma possibile che, aldilà del ‘ghe pensi mi’, bisogna aspettare come fosse l’oracolo di Delfi, il nome del ministro dello Sviluppo economico? Bisogna pensare ai giovani, ai nostri figli. Oggi in Italia c’è una questione giovanile: 1 su 4 è disoccupato, c’è chi contrabbanda la flessibilità come precarietà permanente. Il patto generazionale è importante come il patto nord-sud. Molti giovani, se non ci fosse la pensione del nonno, avrebbero serie difficoltà. Si è rovesciata la società”.

19.25 “Oggi gli italiani sono preoccupati per le questioni sociali, economiche, per la disoccupazione. Fli deve fare ciò che è possibile per affiancare ai soliti due temi del governo (federalismo e giustizia) anche altri temi. Tenendo conto di cosa dicono le imprese, i lavoratori. Possibile che nei 5 punti non c’è riferimento alle riforme per rendere competitive le imprese?”

19.23 “Rilancio una provocazione: la sovranità popolare significa che gli elettori devono scegliere il presidente del Consiglio e i parlamentari. E faccio mea culpa: perché ho contribuito a creare quella legge elettorale.

19.18 “Berlusconi ha il diritto di governare perché scelto dagli elettori. Pensare a scorciatoie giudiziarie per toglierlo di mezzo è una lesione del voto elettorale. Noi siamo convinti che occorre affrontare la questione del diritto di governare di Berlusconi senza che un segmento politicizzato della magistratura lo impedisca. Dobbiamo lavorare non per una legge ad personam, ma per una legge che tutela la funzione del capo del governo: non l’impunità, ma la sospensione dei processi. Non siamo contrari al processo breve, ma non è accettabile che una volta definiti i tempi congrui del processo breve, li si renda retroattivi, facendo sì che migiaia di parti lese restino con un pugno di mosche in mano”.

19.16 “Che fine ha fatto quel punto del programma sulla liberalizzazione delle municipalizzate? é bastato che qualcuno della Lega capisse che sono un tesoretto. E l’abolizione delle province? E’ bastato che Tremonti dicesse non se ne parla.

19.10 “La fine della legislatura sarebbe una sconfitta anche per Berlusconi. Non si può quindi liquidare chi esprime dissenso. Il ‘patto di legislatura’ è necessario, ne è convinta anche la Lega di Bossi. Abbiamo polemizzato: solo chi non conoscere la storia può pensare che esista la Padania. Ma la bandiera del federalismo può determinare il compimento di una missione: sarà possibile, e Bossi lo sa, solo se nell’interesse di tutta l’Italia. Sì al federalismo equo, che non sia a scapito del Meridione. Parliamo di costi standard, tempi di attuazione, fondo perequativo nord-sud. E’ un dovere in attesa di una ricorrenza: il 2011, i 150 anni dell’Unità d’Italia”.

19.04 “Si va avanti senza cambi di campo. Con le nostre idee nell’ambito del centrodestra. Andremo avanti senza distinzione tra falchi e colombe, non siamo appassionati di ornitologia. Ci confronteremo sui temi importanti, ma chiederemo di discutere su come tradurre in realtà il federalismo fiscale, ad esempio, come dar vita a quei punti del programma. Avanzeremo proposte. Fli non rema contro, ma vuol far camminare il governo più veloce: qualche segnale di stanchezza nella pubblica opinione c’è. Daremo vita a un patto di legislatura”.

19.02 “Non ci facciamo intimidire da campagne paranoiche e patetiche di alcuni giornali che usano il metodo Boffo. Solo gli infami colpiscono la famiglia, con una autentica lapidazione islamica”.

18.57 “Il Pdl non c’è più. E’ finito il 29 luglio: ora c’è il partito del predellino, non il Pdl, ora il Pdl è Forza Italia che si è allargata con qualche colonnello di An che ha solo cambiato generale e magari lo cambierebbe ancora se fosse necessario. E non si rientra in ciò che non esiste più, non andiamo raminghi in attesa del perdono. I parlamentari non possono essere trattati come clienti della Standa, non hanno la preoccupazione della lista, ma vogliono fare politica. Si va avanti”.

18.52 “Politica è interesse della polis, della comunità. Agli elettori sembra che il Pdl non lavori per unire ma per creare scontri. Ringrazio i parlamentari che vengono da altri tradizioni politiche, non da An: Futuro e libertà non è ex An, ma si rivolge a chi ha fastidio verso la politica di oggi. Gli elettori ci dicono: avete le vostre ragioni, non fermatevi, difendete i principi autentici del Pdl. La buona politica è l’unico antidoto alla sfiducia nelle istituzioni”.

18.50 “Il leader è essenziale, ma un partito deve essere fucina di idee, un polmone che respira e dà ossigeno. Rivendicare il diritto di fare proposte, critiche, dare idee, svolgere analisi, fare valutazioni, non può essere boicottaggio. E’ democrazia interna, altro che teatrino della politica”.

18.46 “Pdl era stato concepito come forza di autentico cambiamento. Ora è necessario impegno: per la giustizia sociale. La rivoluzione del merito, che ha riempito le piazze in campagna elettorale, ora deve essere un impegno. Ritengo di avere il diritto di porre al mio partito inviti meno autocompiacenti. Non credo che meritasse il gesto stizzito di chi dice: ‘E’ incompatibile col Pdl’. Berlsuconi ha un difetto: nella democrazia non ci può essere l’eresia. Gli siamo tutti grati, ma la gratitudine non può essere che quando si muove una critica si viene accusati di lesa maestà. Non siamo sudditi, ma cittadini”.

18.42 Grandi applausi dal pubblico quando Fini parla di Gheddafi: “Nella realpolitik ci può essere uno scambio di interessi, ma non una genuflessione verso chi non può ergersi a maestro”.

18.38 “E’ lecito esprimere dei dubbi in un partito? Come quelli sull’attuazione del federalismo, non sul federalismo in sé. E’ lecito esprimere dubbi sulla lotta all’immigrazione clandestina, solo parlando di temi come l’integrazione? E poi: sì al garantismo, è lecito, ma non può essere confuso con una sorta di impunità permanente. E’ possibile dire che siamo un grande partito nazionale e quindi non può appiattirsi sulle posizioni della Lega, un alleato, ma a dimensione regionale?”

18.36 “Solo nelle peggiori pagine dello stalinismo si può essere estromessi così”.

18.32 “Il 29 luglio il partito che avevo contribuito a creare mi ha escluso. Due ore di riunione al termine delle quali è stato approvato con pochi voti contrari, un documento in cui si scrive :che la mia posizione rappresentava uno ‘stillicidio di dissenso’, una partecipazione attiva al ‘gioco al massacro delle procure’. ‘Fini è assolutamente incompatibile con il Pdl'”. “Sono stato estromesso dal Pdl”, dice Fini.

18.27 Il presidente della Camera Gianfranco Fini è arrivato sul palco della festa Tricolore di Mirabello. Il primo saluto di Fini è per Mirko Tremaglia, e parla poi proprio di Mirabello, sfondo da anni degli incontri della destra italiana. “Che emozione questo palco di Mirabello, per un giorno capitale della politica italiana”.

18.17 Qualcuno ha ritirato fuori la bandiera di Alleanza Nazionale, altri hanno portato le vuvuzela, le trombette da stadio diventate celeberrime ai mondiali del Sudafrica. La piazza che accoglie Gianfranco Fini, fra striscioni e bandiere tricolore ha anche questi simboli, per incitare il presidente della Camera, in attesa del suo dibattito. Gli organizzatori, intanto, cominciano a fare i primi bilanci delle presenze con l’incasso del ristorante: se l’anno scorso (quando la festa era del Pdl) nella domenica conclusiva lo stand gastronomico aveva incassato a pranzo mille euro, oggi, nella cassa, c’erano tredicimila euro.