Fini: “Dossier a luci rosse? Voglio vederlo, non ho nulla..”

Pubblicato il 16 Settembre 2009 - 09:43| Aggiornato il 26 Aprile 2016 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente della Camera Gianfranco Fini se lo aspettava. Così, quando da Il Giornale è arrivato l’attacco e l’allusione a presunti dossier a luci rosse che lo riguarderebbero, non è rimasto sorpreso e, soprattutto, non è rimasto a guardare.

La querela a Vittorio Feltri presentata dal legale Giulia Bongiorno è solo il primo passo per un presidente che ha decisamente optato per la linea dura: «Io non ho mai avuto frequentazioni di questo tipo o incontri che possano imba­razzarmi e dunque non ho paura che questo fascicolo sia acquisito e reso pubblico».

La vicenda ha un precedente storico ben preciso:  a giugno, il Giornale pubblicò, in risposta al “caso escort” che coinvolgeva il presidente del Consiglio, una parte del dossier incriminato. Diverso, però, l’oggetto dell’attacco: il titolo del pezzo era “Le escort di D’Alema” e sotto l’attacco del quotidiano della famiglia Berlusconi c’era l’esponente del Pd.

Nell’articolo, però, di D’Alema non c’era traccia mentre invece si parlava con dovizia di particolari di Francesco Cosimi Proietti, allora segretario di Fini e ritenuto responsabile di aver introdotto nel mondo della politica una imprenditrice che procurava escort ad alcuni onorevoli in cambio di attenzione e favori per la sua azienda.  Una vicenda risalente al 1999 e chiusa nel 2000 con un patteggiamento.

Nel 2006, però, nuova inchiesta, sempre per un giro di escort. È il filone dell’indagine condotta dal Pubblico Ministero Henry John Woodcock che coinvolge, tra gli altri, anche Vittorio Emanuele. A fare il nome di Proietti Cosimi come sponsor sono stati gli altri uomini che partecipava­no alle feste e poi si appartavano con le ragazze.

In un primo momento lo tira in ballo  Vincenzo Mori­chini, amministratore del consorzio di agenzie Ina-Assitalia di Roma, no­to per essere uno dei proprietari di Ikarus, la barca che condivide con D’Alema che a verbale dettò: «Me la presentò il mio amico Proietti». Poi rincara la dose Roberto De Santis, imprenditore lec­cese, anche lui vicino all’esponente del Pd: «Ho conosciuto la signora a una cena dove ero stato invitato da Morichini. Oltre a noi erano presenti tale Checchino e tre amiche di lei».

Fini, che con il suo segretario ha troncato i rapporti nel 2006, , si sente parte lesa e vuole vedere il dossier: «Io sono vittima, perché ero totalmente all’oscuro dei legami che Proietti aveva con questa donna, di quello che facevano. Vedia­molo questo fascicolo. Sono anni che vengo sottoposto ad attacchi, se qualcosa di imbarazzante esisteva l’avrebbero già tirato fuori. In ogni caso è il metodo scelto da Feltri che voglio combattere e per questo vo­glio discuterne in tribunale. È inac­cettabile che si tenti di estorcere una posizione o addirittura il consenso politico minacciando di tirare fuori dossier imbarazzanti. Io non ho nul­la di cui imbarazzarmi e dunque pre­sento una querela perché sia chiaro che le allusioni e il linguaggio intimi­datorio non mi spaventano».

La preoccupazione del presidente della Camera, evidentemente, sta nel fatto che Proietti po­ssa aver speso il nome di Fini sia con la maitresse, sia con gli altri im­prenditori che partecipavano agli in­contri.