Finmeccanica, indagata per l’appalto il prefetto dell’Aquila Iurato. Sarà sentito anche l’ex questore di Napoli

Pubblicato il 3 Giugno 2010 - 12:22 OLTRE 6 MESI FA

Continua ad estendersi l’inchiesta relativa al gigante Finmeccanica. Sotto la lente della procura di Napoli c’è ora il ruolo che i vertici della polizia potrebbero aver avuto nel favorire un appalto diretto a Finmeccanica.

Nel mirino dei giudici Giovanna Iurato, attuale prefetto de L’Aquila e fino a qualche settimana fa direttore del reparto tecnico-logistico del ministero dell’Interno, ora indagata a Napoli con l’accusa di concorso in turbativa d’asta, nell’ambito dell’inchiesta su alcuni appalti per la sicurezza in cui è chiamato in causa anche il colosso italiano delle tecnologie. La notizia, riportata da alcuni quotidiani, ha trovato conferma in ambienti giudiziari.

Fascicoli che riguardano Finmeccanica, infatti, sono stati aperti a Roma, Milano e Napoli. Le procura di Roma ha aperto un’inchiesta su Finmeccanica per la presunta costituzione di fondi neri e l’ipotesi di reato dei giudici della capitale riguarda corruzione ed evasione fiscale, mentre i magistrati napoletani procedono per associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta.

La Procura di Napoli ha convocato per sabato 5 giugno anche il vicecapo vicario della polizia, Nicola Izzo, in qualità di teste, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la realizzazione delle opere previste nel Patto per la sicurezza. A Izzo, che alla fine degli anni Novanta fu anche questore di Napoli, i pm vorranno presumibilmente chiedere ragguagli sui meccanismi per la redazione dei bandi di gara e l’aggiudicazione degli appalti. L’attenzione degli investigatori è puntata in particolare su quello da più di 30 milioni di euro per la realizzazione del Cen, il centro elaborazione dati della polizia: se lo aggiudicò un raggruppamento temporaneo di imprese guidato da Elsag Datamat, società del gruppo Finmeccanica.

Anche la Iurato era stata ascoltata dai magistrati partenopei – il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e i sostituti Vincenzo D’Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli – per oltre tre ore il 31 maggio, come persona informata dei fatti. Dopo questa deposizione, però, i pm hanno deciso di indagarla per concorso in turbativa d’asta.

I tre pubblici ministeri napoletani, coordinati dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, ritengono che le assegnazioni degli appalti non abbiano seguito procedure del tutto trasparenti, e che si siano voluti privilegiare concorrenti legati al gruppo Finmeccanica. Per questa ragione intendono ascoltare anche Marina Grossi, moglie del numero uno di Finmeccanica Francesco Guarguaglini e amministratore delegato di Selex, azienda leader nel settore sicurezza che appartiene sempre a Finmeccanica.

Grossi avrebbe dovuto deporre martedì, ma è stata trattenuta a Roma da impegni istituzionali. Il suo coinvolgimento — solo in qualità di testimone — rappresenta anche un punto di contatto tra l’inchiesta napoletana e quella di Roma sui presunti fondi di Finmeccanica trasferiti all’estero, cominciata proprio dall’esame dei bilanci della Selex.

Anche nell’indagine della Procura di Napoli vennero acquisiti documenti in Finmeccanica, al cui gruppo appartiene la Elsag Datamat, società che si aggiudicò una commessa di 37 milioni di euro per lavori legati alla realizzazione del Cen, di cui un importante dirigente era il marito del prefetto Giovanna Iurato, ma l’appalto non fu attuato.

Le sedi di Elsag e di altre società del gruppo sono state perquisite dalla Dia lo scorso 21 aprile. In quella circostanza sono stati sequestrati documenti definiti dagli investigatori di estremo interesse; proprio attraverso quei documenti i magistrati sono risaliti a Giovanna Iurato, il cui marito è un dirigente della Elsag.

I dati relativi ad alcuni degli indagati, tra cui il manager Francesco Subbioni, furono copiati illecitamente, secondo l’accusa, dal sostituto commissario Giuseppe Savarese quando questi era in servizio alla Dia, forse per farne merce di scambio. La fuga di notizie, secondo i pm, ha danneggiato l’inchiesta. Per quella vicenda, Savarese è ora a giudizio.