Firenze, l’altra Tav bloccata. In attesa di un’altra analisi costi-benefici di Toninelli

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Marzo 2019 - 08:56 OLTRE 6 MESI FA
Firenze, l'altra mini Tav bloccata. E un'altra analisi costi-benefici di Toninelli

Firenze, l’altra Tav bloccata. E un’altra analisi costi-benefici di Toninelli (foto Ansa)

FIRENZE – Tav capitolo 2. Arriva da Firenze la storia di un’altra, piccola Tav. Approvato, “salvo intese”, il decreto Sblocca-cantieri fantasticato e promesso dal governo gialloverde ma, su un grande, grandissimo cantiere arriva invece un’analisi costi-benefici. Non è la Tav della Val di Susa ma sempre di treni ed alta velocità si tratta, e a riproporre lo schema dell’analisi è ancora il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Siamo a Firenze, dove da oltre 20 anni si lavora alla stazione per l’alta velocità e dove si è speso più della metà del costo totale, i lavori sono più che iniziati ma, dopo le promesse elettorali, i 5Stelle al governo non sanno come mantenerle e fermare l’opera. E allora perché non chiedere una bella analisi costi benefici per una Tav-bis? Chi usa i treni italiani ad alta velocità avrà notato che a Bologna, ormai da qualche anno, si transita per una stazione sotterranea posizionata sotto quella storica. Questo per una serie di ragioni tecniche e non ultimo per far risparmiare tempo ai treni. E ai viaggiatori che su quei treni viaggiano.

A Firenze, a metà anni ’90, quando l’alta velocità stava muovendo i primi passi nel nostro Paese, si pensò e decise di fare più o meno la stessa cosa: una stazione sotterranea funzionale al nuovo tipo di tecnologia. Da allora, in quasi un quarto di secolo, sono stati spesi oltre 800 milioni di euro sul miliardo e mezzo di spesa prevista e a due passi dalla storica stazione di Santa Maria Novella è stata scavata la suddetta stazione. Un progetto meraviglioso, affidato all’archistar Norman Foster: 450 metri di lunghezza per 50 di larghezza e 22 di profondità. Ma, sempre ad un quarto di secolo, manca il tunnel di 6km da scavare sotto la città per collegare la stazione alla rete ferroviaria.

Il Movimento5Stelle in campagna elettorale, un po’ come per la Tav e il Tap, aveva promesso ai vari comitati e alle diverse voci critiche uno stop o almeno una sostanziale revisione dell’opera. Alfonso Bonafede, l’attuale ministro della Giustizia, da avvocato costruì buona parte del suo futuro credito elettorale difendendo tanti fiorentini dai possibili danni degli scavi. Ma come i casi del gasdotto e della Torino-Lione insegnano, tra le parole e i fatti c’è di mezzo la realtà. Una realtà fatta, in alcuni casi, di penali, e in altri di dati molto più concreti.

Come concreto è il ‘buco’ nel cuore di Firenze grande come 5 campi di calcio, come lo sono le famiglie sfrattate e i palazzi demoliti e come concrete sono le persone che con l’incertezza hanno perso il lavoro. Il cantiere è infatti fermo da 10 mesi e le 250 persone che ci lavoravano sono a casa. La megatalpa ha scavato i primi 30mt del tunnel ma da mesi giace ferma a prendere, come si dice, polvere. Inoltre la più grande falda acquifera fiorentina è stata divisa in due, non accidentalmente ma con opere di alta ingegneria.

Tutto questo è molto concreto e si scontra con le promesse fatte prima del voto e che ora non si riescono a mantenere. E’ vero che non solo i grillini hanno criticato l’opera, già Matteo Renzi da sindaco di Firenze tentò di rivedere il progetto come anche l’attuale primo cittadino, Dario Nardella, riconosce di aver più di un dubbio sull’opera. “Ma arrivati a metà lavori non possiamo certo rimanere con questa voragine a poche centinaia di metri dal cuore della città”, aggiunge Nardella. E infatti non si potrebbe, dice il buon senso, e servirebbe una decisione politica e un’assunzione di responsabilità. Ma completare l’opera costa in termini di consenso, mentre abbandonarla costa in senso economico e non solo. E allora con una mano via allo Sblocca cantieri e con l’altra tutti dietro all’analisi costi-benefici. Di grandi opere ferme in Italia ce ne sono circa 600, ma il modello Tav è un modello vincente.