Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ammette: “La prontezza dello strumento militare nel triennio 2011-2013 rimarrà al livello minimo”. Che tradotto significa che i fondi scarseggiano. I capi dell’Esercito ammettono che non sono in grado di garantire una preparazione superiore al 30 per cento del necessario. Ma l’Italia al recente vertice Nato di Lisbona ha assunto un ulteriore impegno: inviare in Afghanistan altri 200 addestratori. Ma come verranno preparati al loro compito?
Secondo il Corriere della Sera: “Nel corso del 2010 Esercito, Marina e Aeronautica hanno potuto contare su un totale di 14.295 milioni di euro. Nel 2011 avranno a disposizione una somma più o meno invariata, 14.327 milioni. Gli stipendi ne portano via 9.434 milioni. Gli investimenti assorbono altri 3.453 milioni. Al capitolo esercizio, che significa soprattutto addestramento fisico e alle armi, rimangono 1.440 milioni, 320 milioni di euro in meno rispetto al 2010, una perdita del 18,2 per cento”, scrive Marco Nese.
“Con poche esercitazioni, rischia di essere compromessa la sicurezza individuale e quella nazionale”, teme Dino Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e oggi animatore del centro studi strategici Icsa.
Secondo Fabio Mini, il generale che ha comandato la Kfor in Kosovo, i risparmi si ottengono con una svolta radicale: “Abbiamo creato l’Europa per non farci più la guerra tra noi. Adesso dobbiamo puntare alla formazione di un Esercito unico, altrimenti che Europa è?”.