Fondi Lega, Cassazione prescrive accuse a Bossi e Belsito. Resta la confisca dei 49 mln al partito

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Agosto 2019 - 00:52 OLTRE 6 MESI FA
Bossi e belsito

Nella foto Ansa, Umberto Bossi e Francesco Belsito

ROMA – Prescritto il reato di truffa per l’ex leader della Lega Umberto Bossi e l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito. Lo ha deciso la Cassazione dopo 5 ore di camera di consiglio. Resta la confisca dei 49 mln per la Lega, ma cadono le accise a carico degli imputati.

La sezione feriale penale della Corte ha infatti annullato senza rinvio “agli effetti penali” per prescrizione la condanna per truffa nei confronti dei due imputati. Restano fermi eventuali risarcimenti in favore delle parti civili Camera e Senato.

Per Belsito è divenuta irrevocabile la responsabilità penale per il solo capo di imputazione riguardante l‘appropriazione indebita: per questo, sarà la Corte d’appello di Genova a dover rideterminare la sua pena in un processo d’appello bis.

Quanto ai tre ex revisori dei conti, la Cassazione ha assolto “perché il fatto non sussiste” Stefano Aldovisi, mentre sono state confermate le condanne a 8 mesi per Antonio Turci e Diego Sanavio per indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato.  

Salvini: “La confisca dei 49 mln non mi cambia la vita”

 La sentenza della Cassazione non preoccupa Matteo Salvini. I giudici hanno confermato la confisca dei 49 milioni alla Lega, mentre cadono le confische personali ed è prescritto il reato di truffa per Umberto Bossi e Francesco Belsito. “No assolutamente, non sono preoccupato”, ha detto il leader della Lega, a margine della festa del partito ad Arcore.  “Sono anni che vanno avanti con questi 49 milioni, a me non cambia niente. Non mi cambia la vita”, ha sottolineato.

Fondi Lega: ecco tutte le tappe della vicenda

L’inchiesta sui fondi della Lega Nord, culminata nella sentenza della Cassazione che prescrive il reato di truffa per Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito, condannati in appello rispettivamente a un anno e 10 mesi e a 3 anni e 9 mesi, si sviluppa dai primi mesi del 2012.

Allora Belsito venne indagato con le accuse di truffa ai danni dello Stato e riciclaggio per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito, trasferiti in parte – secondo gli inquirenti – all’estero, in particolare a Cipro e in Tanzania, e qui investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti.

La vicenda aveva portato alle dimissioni di Bossi dalla carica di segretario, seguite da quelle dei suoi più stretti collaboratori, e al processo celebrato a Genova. Al centro del procedimento, i rimborsi elettorali ricevuti dall’allora Lega Nord tra il 2008 e il 2010, per un totale di 48.969.617 euro, secondo l’accusa utilizzati anche per spese personali, principalmente della famiglia Bossi.

Nel luglio 2017 si arriva alle condanne di primo grado del fondatore della Lega (2 anni e 5 mesi), di Belsito (4 anni e 10 mesi) e di altre 5 persone (tre dipendenti del partito e due imprenditori). Con quella sentenza, i giudici di Genova disposero anche la confisca diretta di quasi 49 milioni a carico del Carroccio, perché “somma corrispondente al profitto, da tale ente percepito, dai reati per i quali vi era stata condanna”. Di conseguenza, la Procura di Genova aveva chiesto e ottenuto, nel settembre 2017, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della somma indicata. Ma le cifre effettivamente sequestrate ammontavano allora a poco più di 2 milioni.

Qui si era inserita la richiesta dei Pm genovesi di estendere l’esecuzione del sequestro, richiesta poi respinta dal Riesame di Genova. La Cassazione, però, con la sua decisione del 12 aprile 2018, ha accolto il ricorso della Procura e ha stabilito “l’esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto di reato, legittimando così la confisca diretta del relativo importo, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all’esecuzione del provvedimento genetico”. Un accordo tra Procura di Genova e gli avvocati della Lega Nord, raggiunto lo scorso settembre, aveva disposto la restituzione a scaglioni della somma in rate da 100 mila euro a bimestre. Con un piano di pagamenti da 600mila euro l’anno, la restituzione avverrà in 80 anni. 

Fonte: Agi